I nomi tradizionali dei luoghi

Un patrimonio salvaguardato dall’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano

Torinese di nascita e di adozione ma valsusina nell’identità e nel cuore, è dottore di ricerca in Filologia romanza. Nella prossima vita vorrebbe fare il liutaio e parlare correntemente otto lingue, di cui almeno tre scomparse; nel tempo libero però si accontenta di essere appassionata di musica, di strumenti musicali e di trascrivere manoscritti.

  

L’ATPM (Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, progetto di ricerca del Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Torino) ha un ruolo fondamentale nel custodire e preservare la memoria del paesaggio montano, dei nomi che i nostri nonni davano al mondo che li circondava, dell’aspetto di luoghi che nel tempo cambiano forma, utilizzi e scopi.

Passeggiando in Val Germanasca

Massello, Val Germanasca.
Massello, Val Germanasca.

Per capirci meglio cerchiamo di ricordarci di quella volta che siamo andati a fare una passeggiata in una bella valle del Piemonte, magari in Val Germanasca, e, dopo aver attraversato Pomaretto, in occitano lou Poumaré, abbiamo cercato la strada che ci portasse alla borgata Cerisieri (lî Sireizìe).

— Noialtri diciamo nel nostro dialetto il Trouin.
— ma è su, lungo la cresta?
— è lì, sopra all’Arpét, lì”.

Chiedendo informazioni a un anziano abitante del luogo ci è stato risposto di prendere la strada che passa davanti a l’Eicolo Latino (la Scuola Latina, istituzione creata nel 1830 allo scopo di formare negli studi classici giovani allievi valdesi, poiché rifiutati per via della loro confessione religiosa dalle scuole Sabaude) e proseguire. Così facendo dopo un paio di tornanti avremmo attraversato la Sannho (l’aquitrino, un terreno oggi invaso da boscaglia ma un tempo umido, dove si raccoglieva un’acqua con cui si faceva il verderame), e poi saremmo passati attraverso lou Châtanharé (un tempo un castagneto, oggi prati incolti); l’Abeouroou (l’abbeveratorio) sarebbe poi stato il segnale del nostro prossimo arrivo a Cerisieri. Lì avremmo potuto parcheggiare e imboccare a piedi il sentiero per Punta Ceresa, incontrando prima la Roccia di Rostagno (la Roccho ’d Rooutanh, una roccia sporgente che trae il nome da un cognome locale, circondata da querce e pini, che si erge a valle della Séo ’d lâ Pountia, “Cresta delle punte”, altro nome di Punta Ceresa). Da lì il passo verso la nostra meta sarebbe quindi stato breve, e in poco tempo avremmo raggiunto la sommità della dorsale che divide la Val Germanasca dalla Val Chisone, e che nei secoli scorsi (dal 1120 al 1713, anno del trattato di Utrecht) segnava il confine tra il Piemonte e il Delfinato.

Carta dell'Atlante Toponomastico del Piemonte Montano
Particolare della carta n. 1 del vol. 54: Pomaretto, relativo alla borgata Cerisieri e a Punta Ceresa.

Nascita dell’ATPM

Arturo Genre
Arturo Genre

Tutti questi luoghi identificati da un nome proprio tradizionale non sono rintracciabili su una cartina geografica normale, poiché utilizzati nel tempo per via orale da coloro che abitavano i luoghi, che vi lavoravano, magari tutti i giorni e per tutta la vita.

Arturo Genre, già direttore dell’ALIAtlante Linguistico Italiano, grazie alle precedenti esperienze, nonché alla passione per la montagna cercò di riparare a una consapevolezza già maturata nel tempo ossia la constatazione della perdita veloce di questa memoria toponomastica, a causa delle ragioni più evidenti di spopolamento della montagna e di abbandono dei mestieri tradizionali che portavano le persone a stare a contatto con la terra. Questa consapevolezza portò nel 1983 alla creazione dell’ATPM.

L’ATPM, ragionando in numeri, dall’83 a oggi ha raccolto 72 mila toponimi: attualmente sono 153 le inchieste attivate in altrettanti Comuni piemontesi, di queste 61 sono concluse, 70 sono ancora in corso e 22 risultano in una fase di avvio. Dei 72 mila toponimi raccolti e archiviati poco più della metà (circa 37 mila) sono pubblicati all’interno delle 54 monografie.

Il ruolo delle comunità locali

I raccoglitori delle informazioni toponomastiche sono abitanti locali che prestano volontariamente il proprio tempo al servizio di quest’impresa, la durata della quale dipende quindi anche dalla disponibilità dei medesimi. Questa modalità di raccolta è dovuta proprio alla scientificità del progetto, che per essere valido ha bisogno di avvalersi proprio di informatori da una parte disinteressati, per garantire la veridicità dei risultati non inquinati così da scadenze, dall’altra profondamente competenti dei luoghi, del passato e delle fonti da interrogare per ottenere i migliori risultati.

Ascolta l'intervista completa

È da sottolineare quindi il coinvolgimento che in questo progetto ha sempre avuto la comunità locale, sia per le preziose forze che numerose persone nel tempo hanno prestato all’Atlante, sia per la formazione nei cittadini di una coscienza circa l’importanza di questo genere di progetti scientifici, poiché istruendo gli abitanti dei luoghi circa la propria comunità li ha resi partecipi del loro patrimonio e del valore della conservazione del medesimo (in questo senso l’Atlante è stato un precursore della “ricaduta sul territorio”).

Guarda la cartina interattiva delle comunità montane

Dove trovare l’Atlante Toponomastico

La distribuzione dei volumi cartacei — limitati attualmente a una tiratura di 150 copie — ha come destinatario privilegiato la comunità locale. Le presentazioni dei volumi sono pubbliche e costituiscono anche l’occasione in cui l’Amministrazione comunale offre una copia in omaggio alle famiglie degli informatori o a tutte le famiglie del paese, improvvisando una sorta di cerimonia durante la quale gli informatori sono stati chiamati uno a uno a ricevere il plauso della comunità.

Generalmente una o più copie sono presenti in consultazione nelle biblioteche comunali. La collana completa è reperibile presso la biblioteca dell’Atlante Linguistico Italiano (ALI), mentre alcuni numeri sono presenti anche in altre biblioteche del polo universitario.

Le nuove tecnologie a servizio dell’Atlante Toponomastico

A oggi è al vaglio l’impiego di tecniche di georeferenziazione (tecnica di attribuzione di coordinate geografiche a un oggetto grafico, usata nelle procedure di cartografia computerizzata e nella costruzione di basi cartografiche digitali) nella registrazione dei toponimi, per garantire maggiore precisione alla trasposizione su carta delle rilevazioni.

È inoltre in corso la progettazione dell’utilizzo della tecnologia GIS (Geographic Information System) per la ricezione, lo stoccaggio, l’elaborazione, l’analisi, la gestione e la rappresentazione dei dati, al fine di immaginare e progettare per il futuro innovativi, più economici e più immediati sistemi per la prosecuzione delle inchieste e per lo sviluppo di un progetto che ormai vanta una lunga storia.

👍 Si ringrazia la dott.ssa Federica Cusan (comitato di redazione dell’Atlante) per il tempo e i materiali che ha gentilmente messo a disposizione per la realizzazione di questa sintesi.

La redazione dell’Atlante Toponomastico è composta da:
Responsabile scientifico: Federica Cugno;
Segreteria e coordinamento: Maria Gabriella Chiapusso;
Redazione: Barbara Cena, Federica Cusan.

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