La suffragetta Emilia Mariani

Una vita al servizio di un’idea

Disegno dell’artista Andrea Bowers.

Laureata in Scienze dei beni culturali, è una guida turistica non convenzionale, nota come La Civetta di Torino specializzata nella valorizzazione storico-artistica della città da un punto di vista insolito tombe, cimiteri, cripte e non solo.

  

Green, white, violet. Verde, bianco, viola. Erano questi i colori delle coccarde e delle fasce indossate sui cappellini e sui soprabiti dalle donne inglesi che a inizio Novecento manifestavano per ottenere il diritto di voto. Qualcuno le aveva soprannominate “suffragette” (da suffragio, voto), non senza una punta di ironia. La loro leader era l’irriducibile Emmeline Pankhurst, fondatrice della Women’s Social and Political Union.

Dal 1903 l’organizzazione si batté per il raggiungimento del suffragio universale, con metodi più o meno ortodossi, tali da sfociare talvolta in veri e propri attentati. Si dice che il tricolore sbandierato dalle militanti, e da coloro che appoggiavano il movimento suffragista, costituisse una sorta di messaggio in codice. Al di là dei significati simbolici legati ai colori, le iniziali delle parole Green White Violet dovevano rimandare a quelle di un motto della WSPU: Give Women Vote. Date il voto alle donne. Le suffragette inglesi raggiunsero il loro scopo nel 1918, anche se fu effettivamente nel 1928 che tutte le donne del Regno Unito, senza distinzione alcuna, poterono recarsi alle urne.

SUFFRAGETTE, con Meryl Streep, Carey Mulligan e Helena Bonham Carter, ripercorre la storia delle militanti del primissimo movimento femminista, donne costrette ad agire clandestinamente per difendersi da uno Stato sempre più brutale. In lotta per il riconoscimento del diritto di voto, e facendo ricorso alla violenza come unica via verso il cambiamento, queste donne erano disposte a perdere tutto nella loro battaglia per l'eguaglianza: il lavoro, la famiglia, i figli e la vita.

La questione femminile in Italia

In Italia le donne poterono votare per la prima volta solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1946. Scrisse in merito il giornalista lombardo Mario Borsa:

A differenza della lotta memorabile delle suffragette inglesi, le donne italiane il voto se lo sono visto offrire senza aver fatto nulla o ben poco per ottenerlo. Tutto ciò che è dato e non è chiesto, non voluto energicamente e imposto dopo una lunga lotta, non ha valore.

È vero che le donne italiane non bruciarono case per ottenere il diritto al voto, ma davvero restarono con le mani in mano? Negli anni ’40 del secolo scorso parte dell’opinione pubblica, quella che si ritrovava in ciò che Borsa affermava, aveva forse dimenticato che era dalla seconda metà del XIX secolo che le donne italiane si prodigavano per il suffragio universale. Senza dubbio la torinese Emilia Mariani avrebbe avuto qualcosa da dire al riguardo. Lei dedicò la vita a propugnare gli ideali di emancipazione femminile, dispiegando tutte le sue forze in questa missione e sfruttando con abilità il suo ruolo di educatrice e autrice.

Emilia Mariani è stata se non la più rumorosa certo la più sincera e fervida tra le suffragiste italiane e lo è stata fin dal tempo in cui parlare di suffragio femminile in Italia era qualcosa come dissertare sulla costituzione politica da elargire agli abitanti di Marte.
(Steno F., “Emilia Mariani”, in “Il Secolo XIX “, 1 marzo 1917)

Spirito libero

Pressoché coetanea della Pankhurst, che aveva quattro anni in meno, Emilia Mariani nacque a Torino il 23 marzo 1854 in una famiglia della piccola borghesia.

Emilia Mariani
Emilia Mariani. Immagine tratta da “Emilia e le altre” di Iole Mancon, 2017.

I genitori Gerardo e Rosa Marchisio sognavano per lei un avvenire come concertista e maestra di pianoforte ma, come spesso accade, le loro aspirazioni non combaciavano con quelle della figlia. Emilia era uno spirito libero, credeva fermamente nel libero arbitrio e voleva costruire da sola il suo futuro. Di nascosto dai genitori, conseguì il diploma magistrale. La carriera di maestra, iniziata nel 1879 e proseguita fino alla morte nonostante i mille impegni, le permise di raggiungere gli obiettivi che si era prefissata. Per lei era fondamentale l’indipendenza economica data dal lavoro, che evitava alla donna di essere “passiva, incompleta, bisognosa di protezione, niente capace per sé e da sé” e che le permetteva di essere veramente autonoma sia a livello materiale che psicologico. Non di secondaria importanza era il raggiungimento di un buon livello culturale, che la Mariani considerava uno strumento indispensabile per contribuire fattivamente alla costruzione di una coscienza femminile, nonché al miglioramento della nuova società che si era creata in seguito all’Unità d’Italia. Alle nozze non pensava neanche lontanamente, anzi era una grande sostenitrice del divorzio. Riporta la storica Silvia Inaudi:

Riteneva l’istituzione matrimoniale, in quanto indissolubile, il legame del padrone con lo schiavo e non l’unione libera di due affinità.

Il matrimonio non doveva essere il rifugio della donna senza alternative, bensì una scelta voluta. Soltanto in questo modo non sarebbe diventato una trappola.

Raccontare per riflettere

Subito dopo aver cominciato con il lavoro di maestra, nei primi anni ’80 dell’Ottocento Emilia Mariani avviò la sua carriera di scrittrice e giornalista. Un’attività letteraria che non è esagerato definire forsennata. I portici di Torino, il primo racconto seguito da altri dedicati anche all’infanzia, fu pubblicato sulla Gazzetta Letteraria. Fu traduttrice di svariati articoli e manifesti del femminismo estero, soprattutto francese e inglese.

Nel 1884 iniziò a collaborare in qualità di corrispondente da Torino con La Donna, la prima rivista femminista italiana, inviando articoli riguardanti le iniziative delle associazioni femminili cittadine, ma soprattutto scrivendo dei problemi relativi all’istruzione e al lavoro delle donne e dei bambini. Scrisse per numerose testate: Cordelia, Mamma, Per la donna, Missione delle donne, Italia femminile, Vita femminile. Di queste ultime due fu anche direttrice. Inoltre, dal 1891 al 1894 diresse Flora letteraria, periodico rivolto alle insegnanti, e nel 1905 fondò per le operaie il quindicinale Cronache femminili, che ebbe però vita brevissima, dieci numeri soltanto. Nel 1896 entrò a far parte della redazione di Per l’idea. Periodico di letteratura socialista, dove conobbe importanti firme come Edmondo De Amicis, con cui intessé un buon rapporto di amicizia.

La Mariani prediligeva per i suoi scritti soprattutto la forma letteraria del racconto, che riteneva più adatta a trasmettere gli ideali della causa femminista. I suoi articoli non avevano finalità sovversive, piuttosto erano finalizzati a scuotere i lettori inducendoli alla riflessione. Tuttavia, uno di questi racconti, Come finiscono, le costò la sospensione dall’insegnamento, in quanto le autorità ritennero che il modo in cui era stato descritto il datore di lavoro “istigasse all’odio tra le classi sociali”.

Particolare della rivista “La Donna”.
Particolare della rivista “La Donna”.

Una lotta instancabile

Donna dal fisico minuto, sostenuto però da una forte personalità, Emilia Mariani era instancabile, tanto che è davvero difficoltoso tenere conto di tutte le attività in cui fu coinvolta. Educatrice e scrittrice, ma non solo. Sostenne molte iniziative benefiche e culturali come la Pro Puerizia, il Patronato Scolastico, l’Università Popolare, l’Associazione Insegnanti Private. Ideò l’annuale Esposizione-vendita dei lavori femminili, le cui beneficiarie dirette dovevano essere le stesse donne che avevano creato i manufatti. Fu presente alla nascita di varie realtà associative: l’Unione Insegnanti (1897), il Circolo di Cultura (1899), la Sezione femminile torinese dell’Unione Maestre (1905) e, soprattutto, la Lega torinese per la tutela degli interessi femminili (1895), attraverso cui la Mariani portò avanti la battaglia per il suffragio femminile. Nel 1906 fondò e diresse per undici anni il Comitato pro voto donne di Torino, che organizzò in città nel 1911, l’anno della mitica Esposizione internazionale dell’industria e del lavoro, il primo Congresso in Italia pro suffragio femminile. Scrive Silvia Inaudi:

Emilia Mariani era convinta che la lotta per il diritto al voto fosse il primo obiettivo da perseguire da parte delle donne italiane se volevano guadagnare in credibilità e autonomia politica.

Sulla carta stampata il Congresso del 1911, che ebbe luogo nella sala Vincenzo Troya del Municipio di Torino, risultò essere più in ombra rispetto ad altri eventi, come la stessa Expo o l’entrata delle truppe italiane a Tripoli, ma ebbe il pregio di dare ulteriore visibilità nazionale alla questione del voto alle donne.

Una piccola nomade

Emilia Mariani fu una conferenziera appassionata e viaggiò molto, in tempi in cui era insolito per una donna spostarsi da sola. Dalla Francia alla Finlandia, dall’Inghilterra all’Ungheria, prese parte a congressi e dibattiti. Il primo Congresso internazionale delle donne a cui partecipò fu quello che si tenne a Parigi nel 1896. In seguito, presenziò a quello di Londra del 1899. Fu poi la rappresentante per l’Italia al Congresso internazionale femminile di Parigi del 1900 e ad Amsterdam al Congresso dell’Alleanza internazionale per il suffragio alle donne del 1908, anno in cui fu anche invitata al primo Congresso delle donne italiane a Roma. Chi la conobbe la definì “una piccola nomade”, sempre in giro per l’Europa e l’Italia a parlare alle donne e per le donne.

Il primo Congresso delle donne italiane a Roma rappresentato da “La Domenica del Corriere”, 1908.
Il primo Congresso delle donne italiane a Roma rappresentato da “La Domenica del Corriere”, 1908.

A Bologna nel 1888, al quarto Congresso nazionale degli insegnanti della scuola primaria, pose all’attenzione dell’uditorio la questione delle classi miste, funzionali ad evitare la discriminazione di genere. Durante la Conferenza Beatrice, che si tenne a Firenze nel 1890, ragionò su come il socialismo avrebbe potuto sostenere il movimento femminile. Al Congresso pedagogico di Torino del 1898 intervenne per richiedere l’equiparazione degli stipendi delle maestre a quello dei colleghi maschi, questione ripresa al quinto Congresso dell’Unione Magistrale Nazionale tenutosi a Cagliari nel 1905. Uno dei suoi discorsi più memorabili, Il primo maggio delle donne lavoratrici, si svolse nel 1897 a Torino presso il salone della società di mutuo soccorso Fratellanza Artigiana:

Noi vogliamo bene che in noi sia salvaguardata le specie, che ci si renda più facile, possibile, la funzione della maternità, che è la più alta e la più utile, dacché è quella che perpetua la vita, ma neghiamo che ci si consideri semplicemente come un essere dotato di questa funzione materiale, con nessuna responsabilità morale e nessuna libertà individuale. Per sollevare il fanciullo, in una parola, l’uomo futuro, non è, non deve essere necessario di uccidere la donna.

Il fuoco della libertà

E che donna era Emilia Mariani? Il mazziniano Terenzio Grandi, fondatore del partito repubblicano torinese e membro del Comitato torinese pro voto donne, la conobbe nei primi anni del Novecento. Di lei ha lasciato un ritratto così vivido che, leggendolo, sembra quasi che la sua persona si possa materializzare davanti ai nostri occhi:

Una donna sulla cinquantina, di media statura; sempre vestita, quando usciva dalla sua abitazione torinese di via Davide Bertolotti 7, con tailleur scuro, e il cappello adorno di fiori finti e ali. Il volto olivastro, severo, pareva scolpito con pochi colpi decisi: lo illuminava uno sguardo nero, vivacissimo. In casa, negli abituali convegni della domenica pomeriggio, tra libri e qualche fiore, sovente fumandosi un mezzo sigaro toscano, suscitava e guidava la conversazione e le amichevoli discussioni con la sua parlata svelta, sempre leggermente eccitata, come di persona cui urgesse il fare, più che il parlare. Donna serena, coraggiosa, ansiosa di concretezze.

La scrittrice Flavia Steno, al secolo Amelia Osta Cottini, che fu sua grande amica, diceva di lei:

Sentiva battere il cuore dell’umanità: tutta la passionalità raccolta nella sua figuretta esile e bruna riarsa come da un fuoco interiore […]. Mai più austera e nobile anima di donna fu posta al servizio di un’idea. Retta, pura, ella ebbe tutte le qualità e le virtù che la morale corrente richiede alla donna ed ebbe anche quelle meno facili che si esigono da un gentiluomo. Era, femminilmente parlando, la donna della tradizione passata — d’onestà vetusta— e, insieme, quella diritta e consapevole dei tempi nuovi.
Art. 48 della Costituzione italiana sul diritto di voto.
Art. 48 della Costituzione italiana sul diritto di voto.

Ritratto di una donna

Il fuoco di Emilia Mariani si spense il 27 febbraio 1917, a causa dell’eccessivo ritmo lavorativo che portò il suo fisico a consumarsi. Morì durante una delle sue trasferte, a Firenze, in casa di amici che l’avevano ospitata. Fu dapprima sepolta nel cimitero di Trespiano, ma in seguito fu riportata nella sua Torino, dove per volontà testamentaria venne cremata e le ceneri poste nel Tempio Crematorio della città.

Visse per la gioventù, istruendo ed educando al bene. Fu semplice, buona, affettuosa. Amò i fiori, predilesse i bimbi. Il devoto omaggio di questi ti sarà continuato dalla tua famiglia, che solamente ora trova conforto nell’averti presso di sé nella tua città natale che tanto amasti. E fiori, fiori e fiori olezzeranno sempre presso le tue ceneri benedette.

Lettere incise con un carattere infantile compongono questo epitaffio affettuoso, in memoria della combattiva suffragetta torinese che amava i fiori e i sigari toscani.

Epitaffio per Emilia Mariani.
Epitaffio per Emilia Mariani.

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Bibliografia

  • Bertolo B., Maestre d’Italia, Torino, Neos Edizioni, 2017.
  • Grandi T., Emilia Mariani, una delle prime femministe italiane, in Studi Piemontesi, II, 2, 1973.
  • Inaudi S., Una passione politica. Il Comitato Pro Voto Donne di Torino agli inizi del Novecento, Torino, Thélème, 2003.
  • Mancon I., Emilia e le altre. Contributo alla biografia di Emilia Mariani, Il mio libro, 2017.
  • Mariani E., Ascensione femminile. Scritti scelti, Torino, Comitato pro voto donne, 1918.
  • Schiavon E., Torino 2011. Il primo Congresso pro-suffragio femminile, a cinquanta anni dall’Unità, Roma, Biblink, 2012.
  • Schiavon E., Emilia Mariani e la Lega per la tutela degli interessi femminili in Torino, in Pupilli L., Sansoni E. (a cura di), L’impegno politico e intellettuale delle donne nel Novecento, Fano, Aras, 2014.
  • Steno F., Emilia Mariani, in Il Secolo XIX, 1° marzo 1917.
  • Stolfi V., La collaborazione giornalistica di Flavia Steno con il “Secolo XIX” e “La Chiosa”, Milano, Lampi di stampa, 2007.
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