L’arte sociale di Pellizza da Volpedo

Tra i luoghi che ispirarono l’autore de “Il Quarto Stato”

“Il Quarto Stato”, Giuseppe Pellizza da Volpedo, olio su tela,1901.
Davide Mana
Davide Mana

Laureato in Paleontologia e dottore di ricerca in Geologia, in passato è stato insegnante, ricercatore, conferenziere, venditore di auto usate, interprete, spaventapasseri, riparatore di biciclette. Da alcuni anni lavora come autore, divulgatore, traduttore e creatore di giochi.

  

Il Quarto Stato, dipinto del 1901 dell’alessandrino Giuseppe Pellizza da Volpedo è certamente una delle immagini più famose, popolari e iconiche del ventesimo secolo.

Esempio perfetto di arte sociale, il dipinto è stato utilizzato per una varietà di scopi differenti, dalla propaganda politica alla pubblicità.

“Sento che ora non è più l’epoca di fare l’arte per l’arte, ma dell’arte per l’umanità”.
Giuseppe Pellizza da Volpedo

Le tre fasi di un capolavoro

Il quadro, oggi ospitato nel Museo del Novecento di Milano, venne ispirato all’artista da una manifestazione politica alla quale si trovò ad assistere nel 1891. Pellizza annotò nel suo diario:

La questione sociale s’impone; molti si son dedicati ad essa e studiano alacremente per risolverla. Anche l’arte non dev’essere estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un’incognita ma che pure si intuisce dover essere migliore a petto delle condizioni presenti.
Ambasciatori della Fame, Pellizza da Volpedo, olio su tela, 1892.
"Ambasciatori della Fame", olio su tela, 1892.

In realtà furono tre le opere realizzate da Giuseppe Pellizza sulla base di quell’esperienza. La prima, prodotta a partire da una serie di schizzi dal 1892 al 1895, si intitola Ambasciatori della Fame, e successivamente il più noto Fiumana, realizzato tra il 1895 e il 1898.

“S’ode… passa la Fiumana dell’umanità / genti correte ad ingrossarla. Il restarsi è delitto / filosofo lascia i libri tuoi a metterti alla sua / testa, la guida coi tuoi studi. / Artista con essa ti reca ad alleviarle i dolori colla / bellezza che saprai presentarle / operaio lascia la bottega in cui per lungo lavoro ti / consumi”.
Giuseppe Pellizza da Volpedo — versi scritti sul retro della tela di “Fiumana”
Fiumana, Pellizza da Volpedo, olio su tela, 1895–96.
"Fiumana", olio su tela, 1895–96.

Nel progredire attraverso queste fasi, mentre i tre personaggi centrali restano sostanzialmente invariati, è la presenza della massa di persone che si fa più vasta, più dettagliata, più vicina e più presente. Nelle parole del pittore

una massa di popolo, di lavoratori della terra, i quali intelligenti, forti, robusti, uniti, s’avanzano come fiumana travolgente ogni ostacolo che si frappone per raggiungere luogo ov’ella trova equilibrio.
Studio per “Il Quarto Stato”.
Studio per “Il Quarto Stato”.

Dipinto famoso, popolare, conosciuto e studiato a fondo, de Il Quarto Stato oggi conosciamo quasi ogni dettaglio. La storia, lo sviluppo, le basi concettuali e ideologiche, la tecnica. Persino i nomi dei cittadini di Volpedo che Giuseppe Pellizza usò come modelli per la propria opera.

Il Quarto Stato brilla a tal punto di luce propria, da aver quasi eclissato il proprio autore.

“Il Quarto Stato è un quadro sociale rappresentante il fatto più saliente dell’epoca nostra, l’avanzarsi fatale dei lavoratori”.
Giuseppe Pellizza da Volpedo

L’artista simbolo dei lavoratori

Nato nel 1868 a Volpedo, in provincia di Alessandria, Giuseppe Pellizza proveniva da una famiglia contadina di ampi mezzi, che attraverso i loro contatti riuscirono a far entrare il Giuseppe all’Accademia di Brera. Successivamente, il giovane artista avrebbe visitato le accademie di Roma, Firenze, Carrara e Genova.

Le prime opere di Pellizza (che solo dopo il matrimonio comincerà ad aggiungere “da Volpedo” alla propria firma) sono caratterizzate da una tecnica di pittura a impasto, alla quale fece seguito l’adesione del pittore alla scuola del Divisionismo, una derivazione del Puntinismo, nel quale l’immagine viene scomposta in frammenti di colore giustapposti senza che i colori si mescolino.

Il Quarto Stato, esposto alla Quadriennale di Torino nel 1901, non ricevette alcuna attenzione dall’organizzazione della mostra, e non venne acquistato dalla Galleria Sabauda come il pittore aveva sperato, trovandosi in gravi ristrettezze economiche. Per contro, il dipinto scatenò tali e tante polemiche, che Pellizza da Volpedo si isolò progressivamente dall’ambito artistico e culturale in cui era cresciuto. Il successo che gli derivò successivamente — soprattutto grazie all’ampia circolazione de Il Quarto Stato — non riuscì a strapparlo da una progressiva depressione e, nel 1907, alla morte della moglie Teresa Bidone, Giuseppe Pellizza da Volpedo si suicidò, non ancora quarantenne, impiccandosi nel proprio studio.

Gli ambienti della creatività

Lo studio, contiguo all’abitazione del pittore, era stato fatto costruire da Pellizza nel 1888, e risistemato nel 1896 con l’aggiunta di un lucernario a soffitto. Il pittore decorò anche l’ampia struttura (la sala-studio è alta 5 metri e larga 8), aggiungendo una modanatura trompe l’oil in cima alle pareti.

Studio di Pellizza da Volpedo.
Studio di Pellizza da Volpedo.

Dopo la morte del pittore, e diverse vicissitudini, l’edificio venne donato dalle figlie dell’artista al comune di Volpedo, che restaurò lo studio e nel 1994 lo aprì al pubblico come Museo-Studio di Giuseppe Pellizza da Volpedo.

Itinerari pellizziani

La cittadina di Volpedo ospita anche la casa natale dell’artista e il Museo Didattico Pellizza, ideato e curato dalla professoressa Aurora Scotti, docente presso il Politecnico di Milano e direttore scientifico dell’Istituto Giuseppe Pellizza, con allestimento dell’architetto alessandrino Dario Milanese.

Casa natale di Giuseppe Pellizza, a Volpedo.
Casa natale di Giuseppe Pellizza, a Volpedo.

Il museo didattico ospita una mostra-itinerario alla scoperta dell’opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Pannelli esplicativi, immagini fotografiche, documenti e oggetti vari propongono in sezioni diverse Volpedo e Giuseppe Pellizza stesso nella sua famiglia e nella sua biografia, prendendo in esame il percorso pittorico dell’artista nel passaggio dal realismo al simbolismo, puntando l’attenzione ai cicli ispirati al tema dell’amore e della natura.

"La processione", olio su tela, 1894–95.

Particolare cura è stata riservata anche alla “costruzione” dell’opera d’arte, soprattutto attraverso gli esempi de La processione (opera cruciale nel momento di passaggio alla tecnica divisionista) e de Il Quarto Stato, alla cui elaborazione decennale è dedicato ampio spazio.

“Le vecchie mura, la chiesa della Pieve e la lapide a Perino sono tra le più importanti nostre vestigia. …La mura, la vecchia mura coll’avanzo delle due torri, che fu un giorno baluardo agli antichi abitatori di Volpedo, che servì nei giorni tristi delle invasioni, che difese dai vicini e dai predoni”.
Giuseppe Pellizza — Lettera al sindaco di Volpedo, 15 maggio 1904

Il fermento della provincia

I musei sono aperti nei weekend, e offrono l’opportunità non solo di scoprire altre opere dell’artista alessandrino, ma anche di apprezzare l’ambiente nel quale molte di quelle opere sono state create. Lo stesso Il Quarto Stato, nelle sue numerose permutazioni, cattura un momento della vita di Volpedo, poiché la manifestazione che diede l’ispirazione a Pellizza si svolse su piazza Malaspina (che oggi si chiama “piazza Quarto Stato”).

Piazza Malaspina, Volpedo, 1890.
Piazza Malaspina, Volpedo, 1890.

Visitare lo studio, vedere i luoghi, aggiunge una dimensione, per così dire, a un’opera che è già di per sé “multidimensionale”. Il Quarto Stato esprime un momento preciso non solo nella storia artistica, ma anche nella storia politica e sociale del nostro paese, e inserito nel contesto di un piccolo centro della campagna piemontese come può essere Volpedo, rivela una storia di tensioni e fermenti che spesso immaginiamo legata solo ai grandi centri, Milano, Torino, Roma. A cavallo fra ‘800 e ‘900 il mondo stava cambiando, e l’Italia con esso. Tutta l’Italia, anche un piccolo centro agricolo di poche centinaia di anime. È importante ricordarlo, e i musei dedicati a Giuseppe Pellizza, insieme con la sua opera che tanto efficacemente ne colse l’essenza, sono un validissimo pro-memoria.

La storia è ovunque, e ci appartiene.

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Bibliografia

  • AA. VV., La memoria nelle immagini. Cent’anni di Volpedo, Volpedo, 1992.
  • AA. VV., Il sole della fiumana. Volpedo racconta il Quarto Stato, Torino, Edizioni SEB 27, 2001.
  • Damigella A. M., La pittura simbolista in Italia. 1885–1900, Torino, Einaudi, 1981.
  • Neri Bruni A. (a cura di), I Pellizza a Volpedo. Secoli XVII-XX , Volpedo, Associazione Pellizza da Volpedo, 2001.
  • Scotti Tosini A., Pernigotti P., Lo Studio-Museo di Giuseppe Pelizza da Volpedo e i Luoghi Pellizziani. Guida alla visita, Torino, Regione Piemonte, 1996.
  • Scotti Tosini A., Cento anni di “Quarto Stato”. La fortuna del quadro di Pellizza da Volpedo tra ideologia e comunicazione di massa, Milano, M & B Publishing, 2000.
  • Scotti Tosini A. (a cura di), Giuseppe Pellizza da Volpedo. Diari torinesi 1891, Torino, Hopefulmonster, 2000.
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