Il Quarto Stato, dipinto del 1901 dell’alessandrino Giuseppe Pellizza da Volpedo è certamente una delle immagini più famose, popolari e iconiche del ventesimo secolo.
Esempio perfetto di arte sociale, il dipinto è stato utilizzato per una varietà di scopi differenti, dalla propaganda politica alla pubblicità.
Il quadro, oggi ospitato nel Museo del Novecento di Milano, venne ispirato all’artista da una manifestazione politica alla quale si trovò ad assistere nel 1891. Pellizza annotò nel suo diario:
La questione sociale s’impone; molti si son dedicati ad essa e studiano alacremente per risolverla. Anche l’arte non dev’essere estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un’incognita ma che pure si intuisce dover essere migliore a petto delle condizioni presenti.
In realtà furono tre le opere realizzate da Giuseppe Pellizza sulla base di quell’esperienza. La prima, prodotta a partire da una serie di schizzi dal 1892 al 1895, si intitola Ambasciatori della Fame, e successivamente il più noto Fiumana, realizzato tra il 1895 e il 1898.
Nel progredire attraverso queste fasi, mentre i tre personaggi centrali restano sostanzialmente invariati, è la presenza della massa di persone che si fa più vasta, più dettagliata, più vicina e più presente. Nelle parole del pittore
una massa di popolo, di lavoratori della terra, i quali intelligenti, forti, robusti, uniti, s’avanzano come fiumana travolgente ogni ostacolo che si frappone per raggiungere luogo ov’ella trova equilibrio.
Dipinto famoso, popolare, conosciuto e studiato a fondo, de Il Quarto Stato oggi conosciamo quasi ogni dettaglio. La storia, lo sviluppo, le basi concettuali e ideologiche, la tecnica. Persino i nomi dei cittadini di Volpedo che Giuseppe Pellizza usò come modelli per la propria opera.
Il Quarto Stato brilla a tal punto di luce propria, da aver quasi eclissato il proprio autore.
Nato nel 1868 a Volpedo, in provincia di Alessandria, Giuseppe Pellizza proveniva da una famiglia contadina di ampi mezzi, che attraverso i loro contatti riuscirono a far entrare il Giuseppe all’Accademia di Brera. Successivamente, il giovane artista avrebbe visitato le accademie di Roma, Firenze, Carrara e Genova.
Le prime opere di Pellizza (che solo dopo il matrimonio comincerà ad aggiungere “da Volpedo” alla propria firma) sono caratterizzate da una tecnica di pittura a impasto, alla quale fece seguito l’adesione del pittore alla scuola del Divisionismo, una derivazione del Puntinismo, nel quale l’immagine viene scomposta in frammenti di colore giustapposti senza che i colori si mescolino.
Il Quarto Stato, esposto alla Quadriennale di Torino nel 1901, non ricevette alcuna attenzione dall’organizzazione della mostra, e non venne acquistato dalla Galleria Sabauda come il pittore aveva sperato, trovandosi in gravi ristrettezze economiche. Per contro, il dipinto scatenò tali e tante polemiche, che Pellizza da Volpedo si isolò progressivamente dall’ambito artistico e culturale in cui era cresciuto. Il successo che gli derivò successivamente — soprattutto grazie all’ampia circolazione de Il Quarto Stato — non riuscì a strapparlo da una progressiva depressione e, nel 1907, alla morte della moglie Teresa Bidone, Giuseppe Pellizza da Volpedo si suicidò, non ancora quarantenne, impiccandosi nel proprio studio.
Lo studio, contiguo all’abitazione del pittore, era stato fatto costruire da Pellizza nel 1888, e risistemato nel 1896 con l’aggiunta di un lucernario a soffitto. Il pittore decorò anche l’ampia struttura (la sala-studio è alta 5 metri e larga 8), aggiungendo una modanatura trompe l’oil in cima alle pareti.
Dopo la morte del pittore, e diverse vicissitudini, l’edificio venne donato dalle figlie dell’artista al comune di Volpedo, che restaurò lo studio e nel 1994 lo aprì al pubblico come Museo-Studio di Giuseppe Pellizza da Volpedo.
La cittadina di Volpedo ospita anche la casa natale dell’artista e il Museo Didattico Pellizza, ideato e curato dalla professoressa Aurora Scotti, docente presso il Politecnico di Milano e direttore scientifico dell’Istituto Giuseppe Pellizza, con allestimento dell’architetto alessandrino Dario Milanese.
Il museo didattico ospita una mostra-itinerario alla scoperta dell’opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Pannelli esplicativi, immagini fotografiche, documenti e oggetti vari propongono in sezioni diverse Volpedo e Giuseppe Pellizza stesso nella sua famiglia e nella sua biografia, prendendo in esame il percorso pittorico dell’artista nel passaggio dal realismo al simbolismo, puntando l’attenzione ai cicli ispirati al tema dell’amore e della natura.
Particolare cura è stata riservata anche alla “costruzione” dell’opera d’arte, soprattutto attraverso gli esempi de La processione (opera cruciale nel momento di passaggio alla tecnica divisionista) e de Il Quarto Stato, alla cui elaborazione decennale è dedicato ampio spazio.
I musei sono aperti nei weekend, e offrono l’opportunità non solo di scoprire altre opere dell’artista alessandrino, ma anche di apprezzare l’ambiente nel quale molte di quelle opere sono state create. Lo stesso Il Quarto Stato, nelle sue numerose permutazioni, cattura un momento della vita di Volpedo, poiché la manifestazione che diede l’ispirazione a Pellizza si svolse su piazza Malaspina (che oggi si chiama “piazza Quarto Stato”).
Visitare lo studio, vedere i luoghi, aggiunge una dimensione, per così dire, a un’opera che è già di per sé “multidimensionale”. Il Quarto Stato esprime un momento preciso non solo nella storia artistica, ma anche nella storia politica e sociale del nostro paese, e inserito nel contesto di un piccolo centro della campagna piemontese come può essere Volpedo, rivela una storia di tensioni e fermenti che spesso immaginiamo legata solo ai grandi centri, Milano, Torino, Roma. A cavallo fra ‘800 e ‘900 il mondo stava cambiando, e l’Italia con esso. Tutta l’Italia, anche un piccolo centro agricolo di poche centinaia di anime. È importante ricordarlo, e i musei dedicati a Giuseppe Pellizza, insieme con la sua opera che tanto efficacemente ne colse l’essenza, sono un validissimo pro-memoria.
La storia è ovunque, e ci appartiene.