Mario Vugliano, giornalista e poeta

Lanciò il giovane Guido Gozzano sulle pagine di “Forum”

La “Banda Gozzano”: Bassi, Dogliotti, Vallini e altri.
Felice Pozzo
Felice Pozzo

Appassionato di storia delle esplorazioni e di letteratura avventurosa, italiana e non, è considerato uno dei maggiori studiosi della vita e delle opere di Emilio Salgari. Ha dedicato all’argomento numerose pubblicazioni e ha curato l’edizione di alcune ristampe salgariane.

  

Mario Vugliano, se non fosse ancora ricordato per via delle sue allegre frequentazioni giovanili con Guido Gozzano e con la sua banda composta da quegli allegri studenti molti dei quali sarebbero diventati famosi dopo aver animato la Torino di inizio secolo, sarebbe noto soprattutto come un poeta che, dopo aver esordito nelle vesti di bohèmien, è diventato un giornalista poliedrico, arguto ed enciclopedico, un romanziere e, senza mai abbandonare del tutto la poesia, un attento testimone della cultura italiana del suo tempo. Non è davvero poco.

Un Gozzano alle prime armi

Per ciò che riguarda Gozzano, non solo fu testimone dei suoi inizi poetici, ma ne fu persino attivo fautore, tant’è vero che non esiste biografo del Guido nazionale che si sia astenuto dal ricordare come fu proprio Vugliano a far pubblicare le prime poesie di Gozzano sulla rivista Forum e poi, nel 1907, a selezionare le liriche che sarebbero apparse in La via del rifugio scartando implacabilmente quelle troppo in odore di D’Annunzio e di “Carducci dannunzianizzato”.

La prima circostanza è stata divulgata dallo stesso Vugliano sul Corriere della Sera del 4-5 febbraio 1943 nell’articolo Gozzano studente, citatissimo dagli studiosi e giudicato da uno di essi, Giorgio De Rienzo, “testimonianza preziosa”, così da essere incluso dall’editore Viglongo nel volume Cara Torino pubblicato nel 1975.

Copertina di “Cara Torino”, Guido Gozzano, Viglongo, 1975.
Copertina di “Cara Torino”, Guido Gozzano, Viglongo, 1975.

Vi si legge fra l’altro:

Il mio primo incontro con Gozzano avvenne a Torino nella redazione del “Forum” […] Dal canto mio, senza avvedermi di muovere illecita concorrenza a Dante Alighieri, nel “Forum” stampavo versi. Questi furono un’esca per Gozzano che un giorno venne a portarmene dei suoi “con preghiera di pubblicazione”. Ancora non lo conoscevo di persona, e mi vidi davanti un inchinevole cerimonioso timido biondino, tirato a lucido dai capelli alle scarpe: unica insegna esterna di poesia, una cravattona nera a farfalla. Ma quella sua cravatta non bastava a levargli l’aspetto di giovane molto-comesideve; idem era il piemontese che parlava, un piemontese industre per parole scelte ben collocate che prendevano e davano spicco al comune discorso […]. Tuttavia fu poi il “Forum” a pubblicare, per primo, versi suoi.

Versi selezionati

La seconda circostanza ha ottenuto una precisa rievocazione in Con Guido Gozzano e altri poeti (Bologna, Zanichelli, 1944) di Carlo Calcaterra, a sua volta testimone diretto perché assiduo, in quegli anni giovanili, della suddetta “banda Gozzano”, proprio come Vugliano e come Carlo Vallini, Mario Bassi, Eugenio Colmo (il futuro illustratore “Golia”), Mario Dogliotti (futuro frate) e altri.

Carlo Calcaterra
Carlo Calcaterra

Costoro amavano frequentare quella Società di Cultura che, sorta a Torino nel 1899, era diventata luogo di incontri letterari, così da essere frequentata anche da Carola Prosperi, Amalia Guglielminetti e da non pochi insegnanti. Aveva una sala lettura e una fornita biblioteca di cui era responsabile Gustavo Balsamo Crivelli.

Calcaterra narra, nel suo libro, che fu proprio in quella Società che Vugliano iniziò a eliminare senza esitazioni le liriche troppo dannunziane che Gozzano gli stava sottoponendo per un giudizio.

E descrive Vugliano in questi termini:

Era tra quei giovani amato e ascoltato per il suo goliardismo fraterno, per la sua esperienza in faccende di stampa, ma, specialmente per la sua anima di poeta e per la franca schiettezza con cui giudicava i lavori dei compagni nottivaghi.

Devo alla cortesia di Paolo Mauri, nipote di Vugliano, una precisazione interessante, d’altra parte resa nota durante un recente convegno torinese:

La selezione ci fu, ma fu molto più discreta e avvenne nella camera della pensione in cui Vugliano, studente fuori sede, alloggiava. Gli chiesi più tardi perché non lo avesse mai scritto, e mi disse che siccome la sostanza era giusta, non gli andava di contraddire un amico come Calcaterra.

Ma procediamo con ordine.

Un giornalista bohémien

Mario Vugliano, nato a Vestigné il 9 marzo 1883, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino, dove si laureò il 13 luglio 1906. Ma non attese la laurea per dedicarsi alla poesia e al giornalismo, se già lo troviamo sulle pagine di Forum, come si è visto, e anche su quelle della Riviera Ligure, nel 1904, con tre sonetti, e altrove.

“Fievole or sì, or no, mi reca il vento / nell’ombra vespertina una lontana / soave e mesta voce di campana / singhiozzante in un tremito d’argento. Dan, dan, dan… forse vien da un convento: / la suona un frate nella chiesa vana; / forse romba sui monti qualche frana, / nel mondo giacque qualche umano spento”.
Mario Vugliano, “La campana”

Forum era un settimanale torinese di arte, lettere, scienze, industrie, commerci e sport, di proprietà di Carlo Giaccone ma diretto e fondato nel 1901 dal poliedrico Giovanni Bertinetti: aveva sede in piazza Carlo Felice 4 e chiuse i battenti nel 1904.

Poco più che ventenne, senza molti quattrini come quasi tutti gli studenti, e con quello spirito bohèmien che lo induceva a imitare persino nella capigliatura alla nazarena il Rodolfo della Bohème (come ha precisato Paolo Mauri), Vugliano aveva persino trovato lavoro come cronista alla Gazzetta di Torino e perciò si può dire che i suoi tentativi di soddisfare contemporaneamente l’ardore per la scrittura, non solo poetica, e le esigenze del borsellino, non furono affatto delusi.

Gli allegri compagni di Borgodrolo

In particolare, su Forum, scriveva di tutto un po’, dalle cronache (sua era l’onnipresente rubrica “Quel che succede”) alle critiche letterarie, usando lo pseudonimo “Mario da Vestignè”. In collaborazione con Bertinetti vi avrebbe persino pubblicato una gradevole novella egiziana. Nel 1904 iniziò a pubblicarvi a puntate, con lo pseudonimo “Pickwik”, le “comicissime avventure d’un poeta di campagna”, intitolate Gli allegri compagni di Borgodrolo, puntualmente ravvivate dai disegni arguti dall’amico Attilio Mussino, il futuro illustratore di Pinocchio.

Pagina di “Forum” che, con felice accostamento, contiene sia i “Sonetti” dedicati a Carlo Vallini, sia la rubrica “Quel che succede” che Vugliano firmava con lo pseudonimo “Mario da Vestigné”.
Pagina di “Forum” che, con felice accostamento, contiene sia i “Sonetti” dedicati a Carlo Vallini, sia la rubrica “Quel che succede” che Vugliano firmava con lo pseudonimo “Mario da Vestigné”.

All’uso disinvolto degli pseudonimi lo aveva introdotto Bertinetti, un autentico maestro, visto che non esitava a inventarsene continuamente di nuovi e che avrebbe addirittura ottenuto incredibili successi spacciandosi per “Donna Clara”, esperta di cucina e di ogni segreto quotidiano del mondo femminile, o firmandosi “Ellik Morn”, dispensatore americano di consigli per raggiungere il successo in ogni ambito dell’esistenza.

Gli allegri compagni di Borgodrolo fu annunciato sul numero del 10 luglio come “romanzo umoristico in cui sfileranno numerosi tipi di campagna e di provincia che il lettore ravviserà certamente, perché tolti dalla realtà”. I lettori ravvisarono così bene i personaggi che già sul numero del 31 luglio, Vugliano fu costretto a pubblicare questa nota editoriale:

Abbiamo avuto la sorpresa di ricevere da diversi paesi del Piemonte qualche letterina pepata, in cui si rimprovera l’autore d’aver ritratto troppo apertamente delle persone reali. Per conto nostro crediamo che l’autore non abbia voluto far altro che un’opera di umorismo senza ritrarre piuttosto questo che quel paese.

Non è dato sapere se si trattò, oppure no, di una divertita trovata pubblicitaria: certo è che quelle puntate diventarono un libro edito da Streglio che fu subito recensito amichevolmente da Guido Gozzano sulla Rassegna Latina, per poi essere riproposto dall’editore Treves nel 1912.

Dalla “banda Gozzano”

Grazie a Vugliano prese a pubblicare poesie su Forum anche Carlo Vallini, che il padre aveva indotto a imbarcarsi come mozzo su un veliero diretto in Giamaica e che era tornato per instaurare una profonda amicizia con Gozzano, testimoniata da un fitto epistolario. Destinato a breve vita, è ricordato come valido poeta il cui viatico è appunto i Sonetti che l’infaticabile e generoso Vugliano gli dedicò sul Forum del 21 agosto 1904 e che iniziano così:

Amico, noi de l’arte adolescenti
sacerdoti, dal lungo crin selvaggio,
come spade levando rilucenti
i nostri versi plaudiamo al maggio.
Canti su l’ali sciogliere dei venti
fingendo inganni, al dolce tempo è saggio:
ma qual di pianto serberan gli eventi
prova suprema al giovanil coraggio?

La prestigiosa “Riviera Ligure”

Terminata l’avventura di Forum, Vugliano sparse i suoi versi su altri periodici, in particolare, come si è detto, su La Riviera Ligure di Oneglia, indirizzatovi dall’amico Francesco Pastonchi, che collaborava al Corriere della Sera e che, dal novembre 1904 al dicembre 1905, aveva seguito a Torino le sorti malferme del settimanale letterario Il Campo, da lui stesso fondato.

“La Riviera Ligure”, rivista letteraria fondata a Oneglia da Mario Novaro nel 1899.
“La Riviera Ligure”, rivista letteraria fondata a Oneglia da Mario Novaro nel 1899.

Mario Novaro, fratello dello scrittore Angiolo Silvio Novaro, si era laureato a Torino dopo aver ottenuto una laurea in Filosofia a Berlino e nel 1899 aveva fondato La Riviera Ligure, facendola diventare una rivista letteraria prestigiosa, dove Vugliano poteva appunto esibire le proprie doti poetiche. Ancora nel 1907 vi apparvero infatti i quindici frammenti poetici che aveva inviato con il titolo Talvolta un nulla fa sognare assai, unitamente a una lettera che si concludeva con queste parole: “E grazie cordiali se vorrete, come sul pagato, fare alla mia Musa poveretta generosa accoglienza”.

Il trasferimento a Milano

D’altra parte tra amici d’ingegno e colleghi votati alla letteratura ci si aiutava l’un l’altro e i rapporti si cementavano a ogni occasione. Ad esempio in quel salotto letterario che Amalia Guglielminetti aveva aperto in via dei Colli, vicino a corso Duca di Genova, “nel quale verso sera i poeti Vallini e Gianelli, Calcaterra e Pastonchi, i giornalisti Bassi e Vugliano si incontravano per bere una tazza di tè, discorrendo di soggetti letterari”, come ha rievocato Henriette Martin.

Uno dei tanti articoli letterari, con notizie personali e inedite, con i quali Vugliano arricchì “La Domenica del Corriere”. Questo risale al 5 gennaio 1958.
Uno dei tanti articoli letterari, con notizie personali e inedite, con i quali Vugliano arricchì “La Domenica del Corriere”. Questo risale al 5 gennaio 1958.

Da una lettera del 15 maggio 1909, scritta da Raimondo Canavasso, il Gianelli seppe che Vugliano aveva trovato lavoro presso il quotidiano milanese La Perseveranza, fondato nel 1859, e perciò si era trasferito nel capoluogo lombardo, dopo essere stato salutato con un sontuoso pranzo al Ristorante del Parco da tutti gli amici della stampa e della Società di Cultura. L’avevano persuaso non tanto 100 lire di aumento di stipendio, quanto le opportunità che offriva Milano, dove, com’è noto, era pubblicato il Corriere della Sera che, arrivato dopo La Perseveranza, e cioè nel 1876, non solo stava accogliendo le firme più prestigiose della cultura italiana, ma aveva allargato l’attività con una serie di riviste prestigiose, tra cui La Domenica del Corriere (fondata nel 1899), La Lettura (fondata nel 1901) e il Corriere dei Piccoli (fondato nel 1908).

Sposato e da tempo privo della capigliatura alla Rodolfo, è infatti in quell’ambito che sarebbe approdato e in particolare sulle pagine della Domenica del Corriere, alla quale continuò a collaborare anche dopo il pensionamento e sino agli ultimi giorni, terminati nel paese natio, Vestigné, nel 1964, dopo un vano ricovero all’ospedale di Ivrea.

Nel 1957, ad uno studioso che gli aveva chiesto con lettera informazioni biografiche, aveva scritto tra l’altro: “Abito a Vestigné la più parte dell’anno; qualche mese l’inverno lo passo a Milano presso i figli o i nipoti”, ed aveva aggiunto: “io amo e ammiro dal panoramico colle di Vestigné l’ampia pianura canavesana e la cerchia delle Alpi”.

Ultima pagina della lettera autografa di Mario Vugliano del 24 aprile 1957 dove è testimoniato l’attaccamento al paese natale, Vestigné, mantenuto per tutta la vita.
Ultima pagina della lettera autografa di Mario Vugliano del 24 aprile 1957 dove è testimoniato l’attaccamento al paese natale, Vestigné, mantenuto per tutta la vita.

Libri mai dati alle stampe

Purtroppo non raccolse mai in volume le sue poesie, che non smise mai di comporre con l’intenzione di affidare ai versi le impressioni di quei momenti che danno un senso alla vita, anche se sin dal 1904 fu annunciato il libro Prima del sole, che doveva essere pubblicato da Streglio con copertina del pittore Felice Carena, a quei tempi allievo dell’Accademia Albertina di Torino. Il libro non fu mai dato alle stampe.

Esempi dei brevi racconti illustrati che Vugliano pubblicava su “La Domenica del Corriere” negli anni Quaranta e Cinquanta, rispettivamente nelle rubriche “Vita tragica” e “Vita Comica”.
Esempi dei brevi racconti illustrati che Vugliano pubblicava su “La Domenica del Corriere” negli anni Quaranta e Cinquanta, rispettivamente nelle rubriche “Vita tragica” e “Vita Comica”.

Allo stesso modo non hanno trovato collocazione in volume i moltissimi bozzetti, le frizzanti novelle, i piacevoli racconti, gli articoli divulgativi, le rimembranze personali apparsi sulle riviste milanesi, soprattutto sulla Domenica, per tutti gli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Eppure c’erano almeno due rubriche illustrate, pubblicate in genere sulle memorabili sopraccoperte azzurre della Domenica, che erano attesissime dai lettori: racconti brevi, avvincenti, tanto fantastici quanti ispirati alla realtà: si denominavano Vita comica e Vita tragica, quasi a offrire una valida variante della famosa serie Realtà romanzesca che, sullo stesso settimanale, era stata inaugurata nel 1917 da Aristide Marino Gianella, autore scoperto e lanciato molti anni prima da Salgari sulla rivista genovese Per Terra e per Mare.

Dalla parodia salgariana al primo radiodramma

Tra le sue opere di narrativa figurano invece, entrambi pubblicati a Milano, Rombolon, edito da La Prora nel 1932, e L’isola degli Zeri, pubblicato nel 1949 dalla Casa Editrice Piccoli. Sono entrambi libri per la gioventù, tant’è che il secondo era già apparso nel 1935 sul Corriere dei Piccoli, in undici puntate, con rutilanti illustrazioni di Giuseppe Russo, in arte “Girus”.

Copertina di
Copertina del romanzo per la gioventù "Rombolon" (1932).

Rombolon, palese parodia delle avventure salgariane, con tanto di allusiva presenza di tigri del Bengala, trae invece il nome da un eccentrico veterinario veneto, Scipione Rombolon, appunto, i cui cento chili di peso non gli impediscono di partire non solo alla ricerca della mitica Atlantide ma persino di un amico misteriosamente scomparso in Africa, con tutte le sue spacconate in puro dialetto veneto.

Guarda caso, le comiche vicende prendono avvio da Vestigné e da una lettera recapitata in quel paese dall’“ansimante” postino Bonello che, c’è da giurare, non è un nome fittizio. La copertina, dove compare lo scimmione addomesticato, con tanto di fucile, che accompagna il protagonista, fu affidata alle abili mani del pittore e grafico milanese Vincenzo Castelli, noto per la sua sterminata produzione di cartoline illustrate.

Per concludere, non si può dimenticare che Vugliano fu autore del primo radiodramma mai realizzato in Italia: s’intitolava Venerdi 13, era ambientato nel canavese del Medioevo, e fu trasmesso per la prima volta da Radio Milano la sera del 18 gennaio 1927: dopo il successo ottenuto, il testo fu pubblicato sulla rivista Illustrazione Italiana nel luglio successivo.

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Bibliografia

  • De Rienzo G., Guido Gozzano, Milano, Rizzoli, 1983.
  • Gozzano G., Cara Torino, Torino, Viglongo, 1975.
  • Martin H., Guido Gozzano, Milano, Mursia, 1971.
  • Pozzo F., Ricordo di Mario Vugliano (1883–1964), in Studi Piemontesi, XLIV, 2, 2015.
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