Tommaso Morelli di Popolo e la battaglia di Montebello

Storia di uno de’ più perfetti gentleman del Piemonte

Tommaso Morelli di Popolo è ferito mortalmente a Montebello. Stampa francese dell’Ottocento.
Roberto Coaloa
Roberto Coaloa

Storico, biografo di Tolstoj, slavista, traduttore, critico letterario, autore di saggi dedicati al Risorgimento, alla Grande Guerra e ai viaggiatori, come Carlo Vidua, collabora a Il Sole-24Ore e La Stampa. È uno dei più autorevoli specialisti della storia dell’Austria-Ungheria. Si definisce “flâneur esistenzialista”: un instancabile ricercatore di cose rare e amateur di musica.

  

La figura di Tommaso Morelli di Popolo è poco nota, ingiustamente. Ricorda qualcosa agli studiosi di storia militare dell’Ottocento: il 20 maggio 1859, Morelli è uno dei protagonisti della battaglia di Montebello, la prima grande vittoria del Regno di Sardegna, alleato alla Francia di Napoleone III, contro l’Impero d’Austria nella Seconda guerra d’indipendenza.

Nella battaglia del 20 maggio, Morelli, alla testa dei suoi due squadroni di cavalleria del "Reggimento Cavalleggeri di Monferrato", fu ferito mortalmente dopo ripetute cariche di cavalleria che spezzarono le fila della fanteria austriaca. Il colonnello Morelli morì il giorno dopo a Voghera. La sua scomparsa colpì i contemporanei: il suo coraggio dimostrato a Montebello fu un episodio raccontato nelle cronache e nei bollettini di quell’anno. Il personaggio poi non era solo un soldato; conosciuto come artista, Morelli aveva fama di grande gentleman.

Una caserma a suo nome

A seguito della battaglia di Montebello, dove la cavalleria piemontese si era distinta in maniera particolare, fu istituito un nuovo reggimento di cavalleria, che ancora oggi è attivo, con il nome Lancieri di Montebello, unica unità militare che ha preso il nome da una battaglia.

Lancieri di Montebello.
Lancieri di Montebello.

A Torino, a Tommaso Morelli di Popolo fu intitolata la Caserma di Cavalleria, che occupa l’intero isolato compreso fra i corsi Galileo Ferraris, Sebastopoli e Unione Sovietica e via De Cristoforis. La Caserma Morelli fu realizzata in stile eclettico fra il 1905 e il 1910. Riportò danni causati da bombe incendiarie e dirompenti nelle estati del 1943 e 1944, in particolare sui fronti di corso Unione Sovietica e corso Galileo Ferraris. Ha ospitato fino al 1943 il Reggimento Nizza Cavalleria, poi trasferitosi a Pinerolo, e fino al 1995 il 7° Reggimento Artiglieria da Campagna. Ora è sede del 32° reggimento Trasmissioni Battaglione Frejus.

Caserma Morelli di Popolo
Ingresso principale della Caserma Morelli di Popolo a Torino (© Silvia Bertelli).

“Macchie” di colore per rappresentare la storia

La battaglia di Montebello è stata dipinta da Giovanni Fattori. La tela della battaglia è memorabile per diversi motivi. Un giorno, il pittore romano Nino Costa consigliò al suo amico Fattori di lasciar la pittura di storia (s’intende quella antica) per esercitare la sua formidabile capacità di costruire “sul motivo”. Racconta lo stesso Fattori che ciò avvenne nel suo studio, mentre dipingeva un soggetto storico, appunto, e che dietro le convincenti parole dell’amico decise di lasciare il quadro (una scena medicea, non meglio ricordata) chiudendo così con il genere che sino allora lo aveva maggiormente impegnato. In effetti, Fattori voltò la grande tela (un terzo del vero, com’era in uso) e vi dipinse la Carica di cavalleria a Montebello (oggi al Museo Fattori di Livorno), ricoprendo il precedente dipinto con uno strato di vernice bianca. Da allora Fattori si dedicherà ai quadri di storia contemporanea che saranno le sue opere più memorabili.

“Carica di cavalleria a Montebello”, Giovanni Fattori, olio su tela, 1862.
“Carica di cavalleria a Montebello”, Giovanni Fattori, olio su tela, 1862.

La scena di Montebello, lo diciamo per curiosità, è così simile a quella di un’altra battaglia da indurre all’errore i maggiori studiosi di Fattori. Nel 1982, l’ampia monografia su Giovanni Fattori (Edizioni d’Arte Il Fiorino) di Lara-Vinca Masini, assegna al quadro di Montebello il titolo — a pag. 83 — di Carica alla Madonna della Scoperta. Un grave errore perché, in effetti, esiste un altro quadro di Fattori con il titolo Assalto a Madonna della Scoperta, che tratta un episodio della battaglia di Solferino e San Martino che il 24 giugno 1859 vide le forze alleate franco-piemontesi vittoriose sugli austriaci. Esso fu lungamente elaborato da Fattori, che partecipò al concorso indetto nel 1866 dal ministro della Pubblica istruzione Berti per opere a soggetto libero di storia contemporanea.

Il quadro dedicato a Montebello è invece rilevante per la storia che voglio raccontare sul tenente colonnello Morelli. Probabilmente è lui il cavaliere che cade da cavallo in primo piano nella tela, pugnalato dalle baionette austriache.

Montebello ricorda i caduti

Oggi a Montebello (piccolo comune della provincia di Pavia, dal 1958 chiamato Montebello della Battaglia) sorge un imponente ossario della battaglia.

Ossario di Montebello.
Ossario di Montebello.
I versi di Carducci all’ossario di Montebello.
I versi di Carducci all’ossario di Montebello.

Il monumento fu progettato dallo scultore milanese Egidio Pozzi in forma di tempietto greco di stile dorico e realizzato in pietra di Verona. Fu inaugurato il 20 maggio 1882 da Tommaso di Savoia, allora duca di Genova, e completato nel 1906 con l’aggiunta di altri gradoni a quello preesistente alla base. Ogni anno, il 20 maggio, la battaglia è ricordata tramite una processione per le vie del paese che termina all’ossario. A questa partecipano anche i Lancieri di Montebello con una rappresentanza. Dietro l’ossario, sul muro che confina con un ampio giardino pubblico, sono state murate diverse lapidi che ricordano la battaglia. Una riporta i versi, che, il 3 giugno 1859, Carducci dedicò alla vittoria.

Piazze e vie, così come le scalinate che collegano i vari piani del comune, adagiato tra la pianura e la prima collina dell’Oltrepò pavese ricordano il 20 maggio 1859. Uno scalone è intitolato al generale Georges Beuret, deceduto nella battaglia. Al centro del comune c’è un piccolo giardino, dove sorge il monumento al soldato di Montebello. La statua, inaugurata il 20 maggio 1868, fu realizzata dallo scultore milanese Bellora per commemorare i cavalleggeri che presero parte allo scontro del 1859. Il monumento, realizzato in marmo di Carrara, sorge in Piazza Indipendenza e raffigura un alfiere di cavalleria che impugna una sciabola e uno stendardo. L’iscrizione è ben conservata:

Onore a voi / Cavalleggeri di Novara, di Aosta, di Monferrato / che il di’ 20 maggio dell’anno 1859 / nei campi di Montebello / coi ripetuti assalti sgominaste / l’invasore austriaco /pochi di numero, eppure grande ajuto / alla vittoria / delle federate armi di Francia / onore a voi / che avete mostrato al mondo / come il soldato italiano / a piedi, a cavallo / non è secondo a nessuno de’ più lodati.

La via accanto al giardino è dedicata al colonnello Morelli.

Riscoprire il Risorgimento

Prima di raccontare chi fu il colonnello Morelli ho voluto fare questa breve digressione poiché da anni penso che sia un vero peccato che nella nostra letteratura lo spazio dedicato al Risorgimento sia impopolare. A parte il celebre Il Gattopardo, gli altri titoli non appaiono all’altezza di un pubblico moderno. Oggi, a mio modesto parere, sarebbe opportuno ricordare quella generazione d’italiani, da Alfieri a Cavour, da Carlo Pisacane a Eleonora Fonseca Pimentel, da Clara Maffei a Giuseppe Mazzini, che, seppur con idee diverse per l’Unità politica del Bel Paese, lottarono per un mondo migliore, per un’Italia degna di essere uno Stato parte di un mondo incamminato sulla strada dell’incivilimento (per dirla con l’ormai poco noto Gian Domenico Romagnosi).

Un personaggio, giovane, colto, bello ed eroico, come Tommaso Morelli, meriterebbe una penna formidabile, capace di trasmettere oggi quelle idee che fecero fremere un mondo. Invece, all’italiano di oggi, addirittura al piemontese, questo nome non dice nulla. Già Carducci, alla fine dell’Ottocento, sentiva il dramma politico italiano (“Ahi, non per questo s’era combattuto”, lamentava il poeta), colto nell’incapacità fatale di raccogliere la nobile eredità di padri illustri. Il recente passato, avvolto dalla cimmeria nebbia, dopo la fase di eroismi e virtù, era dimenticato nello scontro per l’unificazione dell’Italia, nell’immatura ma efficace politica delle nuove generazioni, portatrice di fiacchezza e corruzione (basta rileggere le pagine dei cosiddetti “romanzi parlamentari”, come I misteri di Montecitorio di Ettore Socci, riedito oggi — con successo — in chiave “anticasta”, per rendersene conto). L’insegnamento dei padri illustri del nostro Risorgimento fu sostituito da uomini “nuovi” che vagheggiavano uno Stato forte, nel disprezzo degli ideali democratici e della prassi parlamentare. Carducci criticò l’opera di tali uomini che alla fine dell’Ottocento, tra decadenza e novità, furono rappresentati, pur con sfumature ideologiche differenti, da Gabriele d’Annunzio e dalle correnti socialiste.

Stazione della metro ”Solferino” a Parigi.
Stazione della metro ”Solferino” a Parigi.

In Francia, la memoria storica, si sa, è più rispettata che da noi. La campagna d’Italia di metà Ottocento è ancora un argomento à la page, nonostante che alcuni suoi protagonisti, uno per tutti Gaston de Galliffet, non siano propriamente delle figure senza macchie. E ai francesi in generale, i nomi di Montebello, Magenta e Solferino, evocano subito il periodo storico di Napoleone III, mentre all’italiano (anche all’intellettuale-scrittore che si dà arie da storico del Bel Paese) suggeriscono con imbarazzo un periodo indefinito della storia italiana con la monarchia Savoia, forse il periodo di re Vittorio Emanuele III, forse quello di re Vittorio Emanuele II… Da notare, infine, che tuttora, alle celebrazioni in ricordo delle battaglie di Montebello, Magenta e Solferino la presenza francese è sempre importante. Così, come a Parigi, il Boulevard de Magenta è uno dei boulevards più grandi e belli, collocato tra il 9° ed il 10° arrondissement. Rue de Solférino è in pieno centro a Parigi ed è anche il nome di una stazione della metropolitana. Rue de Montebello è una via del 15° arrondissement, inaugurata nel 1984.

Una poliedrica personalità

Nel ricordare Morelli di Popolo non celebriamo semplicemente il soldato, ma anche l’uomo e l’artista. Da una parte Morelli è stato soprattutto un uomo del secolo romantico, un esemplare protagonista del Risorgimento, “la più bella impresa dei tempi moderni”, come la descriveva Cavour. Quel modo di sentire romantico era iniziato nel 1797 con Johann Gottfried Herder: “Nobile eroe è chi lotta per la patria, più nobile chi lotta per il bene del paese, più nobile ancora chi lotta per l’umanità”. Di questo ideale culturale, titanico, impregnato di eroismo, il cavaliere Morelli fu protagonista.

Palazzo Morelli di Popolo
Palazzo Morelli di Popolo

Morelli nacque a Casale il 19 dicembre 1814. Suo padre, Luigi, era marchese di Ticineto e conte di Popolo, la madre era Carlotta Becchio “di antica famiglia Casalese”. Tommaso entrò all’età di otto anni come allievo dell’Accademia Militare di Torino, diretta da Cesare Saluzzo. Si dedicò alla topografia, alla musica e diventò un abile disegnatore. All’età di diciotto anni, il 4 maggio 1833, uscì dall’Accademia come “sottotenente nel Reggimento Aosta Cavalleria”. Per le sue doti intellettuali e artistiche fu noto come “uno de’ più perfetti gentleman del Piemonte”. Come Luogotenente del “Genova Cavalleria” partecipò alla Prima guerra d’indipendenza. Nel 1855 e 1856 fu Maggiore del “Reggimento provvisorio di Cavalleggeri” in Crimea. Il 5 marzo 1859, dopo un incarico in Inghilterra, fu promosso “Luogotenente Colonnello comandante il Reggimento Cavalleggeri di Monferrato”.

Nui i avuma nen paura!

Maurizio Gerbaix de Sonnaz
Maurizio Gerbaix de Sonnaz

Nella Seconda guerra d’indipendenza, Morelli si trovò immediatamente in contatto con il nemico: prima per difendere i territori della Lomellina, quando l’esercitò austriaco varcò il Ticino, poi nelle prime battaglie in provincia di Pavia. Il 20 maggio 1859, Maurizio Gerbaix de Sonnaz, che con il grado di colonnello era al comando di una brigata di cavalleria leggera piemontese, si accorse che trentamila soldati, biancovestiti, dell’Impero d’Austria, provenienti da Stradella e parte da Pavia, stavano invadendo la zona di Montebello. De Sonnaz, appena iniziò a cannoneggiare nei pressi di Casteggio, inviò a Voghera il sottotenente Francesco Govone dei Cavalleggeri del Monferrato per avvisare il Generale francese. Era l’ora del rancio e i soldati lasciarono immediatamente Voghera per andare in soccorso ai piemontesi che già impegnavano gli austriaci a Montebello.

La massa dell’esercito asburgico, dopo aver occupato Montebello, si dispose lungo una vasta zona di pianura e collina. Il terreno era talmente poco adatto alla cavalleria, melmoso per le recenti piogge, che il generale Forey esitava a impartire l’ordine alla cavalleria piemontese di caricare. Sonnaz non curandosi del terreno infido, si pose alla testa dei due squadroni e brandendo la sciabola li condusse all’assalto, esclamando in buon piemontese: “nui i avuma nen paura d’ fése massacré” (noi non abbiamo paura di farci massacrare). Nell’audacissima carica, cadde, colpito a morte il colonnello Morelli di Popolo. Sbalzato a terra dal cavallo ferito, ricevette contemporaneamente nel ventre un colpo di moschetto e di baionetta. Di ottocento uomini presenti a cavallo al mattino, solo quattrocento venti risposero all’appello serale.

Casale abbraccia il suo valoroso concittadino

Attaccati dalla divisione di Forey alla quale erano uniti gli squadroni di cavalleria piemontesi, le truppe male orientate del conte e generale Franz von Stadion furono respinte e costrette a ripassare il Ticino, malgrado fossero nettamente superiori a quelle degli alleati che erano solo un terzo delle truppe austriache. La battaglia di Montebello durò sei ore. Il 22 maggio, il bollettino della sera aggiunse alcuni dettagli sulle perdite austriache, stimate a duemila uomini tra morti e feriti.

A Casale fu forte l’emozione per la morte di Morelli. In un documento redatto immediatamente dopo la notizia della sua morte, il 24 maggio 1859, si legge:

Nell’intendimento di dare una testimonianza d’ammirazione al compianto e benedetto nostro Concittadino Cavaliere Tommaso Morelli del Popolo Colonnello di Cavalleria il quale eroicamente combattendo contro il Nemico Austriaco pella Santa Causa dell’Italiana Indipendenza cadeva sul campo di Montebello il 20 corrente Maggio, viene aperta la presente sottoscrizione di volontarie oblazioni onde raccogliere l’occorrente fondo con cui erigere un conveniente monumento, che onori e perpetui la di Lui memoria, in questo pubblico Cimitero, ove con generoso proposito il Consiglio Municipale ha disposto perché vi sia trasferita e tumulata la preziosa Salma.

Ci furono cittadini come Pietro Zanotti o il notaio Felice Martinotti che offrirono 2 Lire. Altri più facoltosi, come il conte Antonio Malabaila di Casale o il cavaliere Emilio Vitta diedero 250 e 500 lire. Significativa ci appare comunque la partecipazione di centinaia di cittadini della città, che nonostante avessero già sottoscritto alcune cospicue oblazioni per la guerra, offrirono dalle 2 alle 5 lire.

Il municipio di Casale inaugurò il mausoleo di Morelli nel 1860 nel cimitero cittadino. Nell’iscrizione si trova la seguente dedica:

Il Municipio di Casale onorava / la memoria del valoroso concittadino / raccogliendo la sua spoglia / ed assegnandole questo avello / che ricorda la sua virtù ed insegna / che chi muore per la patria / vive nella posterità.

Nel duomo di Casale fu inaugurato il 20 maggio 1862 il monumento di marmo a Morelli con un busto di bronzo, opera di Carlo Marocchetti. Anche quest’opera, già collocata nell’atrio della cattedrale, fu realizzata grazie alla sottoscrizione dei cittadini di Casale. In quell’occasione Annibale Massara di Previde dedicò un carme in onore dell’eroe di Montebello dal titolo Il 20 di maggio 1859 (Casale, Tipografia di Giuseppe Nani, 1862).

Busto di Morelli in bronzo.
Busto di Morelli in bronzo.

Ritratto di una guerra

Nel 1938, Alfonso Morelli di Popolo dedicava al suo eroico prozio un prezioso volume, stampato in sole 100 copie numerate. Il libro è tanto più prezioso perché contiene una cospicua testimonianza dell’abilità pittorica di Morelli (la pittura era una tradizione della famiglia). Il soldato, infatti, trovava il tempo di disegnare sui campi di battaglia gli episodi, i fatti più rilevanti dello squadrone o reggimento al quale apparteneva, e inviava ai familiari gli schizzi e i disegni, ripromettendosi di fissare poi, nel suo buen retiro monferrino, le colorazioni, le rifiniture. Le sue opere sono molto belle; più che a un d’Azeglio, Morelli è simile e ricorda un altro celebre pittore-soldato di Casale Monferrato, Eleuterio Pagliano.

Oggi del conte piemontese, tenente colonnello della cavalleria sabauda, protagonista della guerra di Crimea e di due guerre d’indipendenza, insignito della medaglia inglese per la guerra d’Oriente, della Croce dei Santi Maurizio e Lazzaro e della medaglia d’argento al valor militare, rimane il maestoso monumento nel cimitero di Casale. Certo, anche la malinconica via a lui intitolata a Montebello della Battaglia e la grande Caserma di Torino.

Il busto di bronzo di Carlo Marocchetti, invece, è ora conservato in un deposito del Seminario di Casale Monferrato e non è visibile al pubblico. Il conte è ritratto nella sua maturità, un uomo di quarantaquattro anni, con i lunghi baffi e un imperiale (si chiama così quel pizzo al mento, che usava portare Napoleone III). Propongo: perché non riportare il monumento a Morelli nell’atrio della cattedrale di Sant’Evasio?

Roberto Coaloa e il conte Emilio Morelli di Popolo al Cimitero di Casale davanti al monumento a Tommaso Morelli di Popolo. 4 settembre 2012.
Roberto Coaloa e il conte Emilio Morelli di Popolo al Cimitero di Casale davanti al monumento a Tommaso Morelli di Popolo. 4 settembre 2012.

Memoria storica di una famiglia

Schizzo originale della prima avventura di “Zouzou”.
Schizzo originale della prima avventura di “Zouzou”.

A parte il mio tentativo di ricordare la figura di Tommaso Morelli di Popolo in una serie di interventi, in particolare con articoli e saggi negli anni che hanno preceduto il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, segnalo le ricerche degli attuali eredi. Assai attivo nella ricerca delle memorie familiari è stato Emilio Morelli dei conti di Popolo e dei marchesi di Ticineto. Ho frequentato Emilio, bravissimo pittore e bon vivant, nelle sue spedizioni per ritrovare la storia della famiglia. Emilio era sempre accompagnato dalla moglie francese Monique, con la quale vive nel nord della Francia. Discende da Giuseppe, secondogenito di Bernardino, fratello di Tommaso, mentre si è estinta la linea del primogenito Mario. Emilio ha due figli Mario, programmatore Tv e Davide, medico a Strasburgo. Il nonno, Emilio, nato a Napoli, era emigrato nel 1907 in Egitto, dove aveva aperto i primi cinematografi. Emilio ebbe quattro figli tra cui Mario, padre del Nostro. Mario è un personaggio che meriterebbe un capitolo a parte. Disegnatore, Mario creò la prima rivista per bambini del mondo arabo, inventando il personaggio Zouzou.

Emilio è nato a Firenze il 2 ottobre 1942; seguì il padre in Egitto. Dopo la Rivoluzione di Gamal Abd el-Nasser, nel 1960, lo Stato egiziano chiese a Mario, come a tutti gli altri stranieri, di prendere la nazionalità egiziana per poter continuare il soggiorno nel Paese. Egli rifiutò e fu, di conseguenza, costretto a rimpatriare in Italia, a Firenze, seguito da Emilio, che iniziò la sua carriera d’artista, sviluppata successivamente in Francia. Nelle sue numerose visite in Italia, Emilio ha pernottato in luoghi cari alla memoria della famiglia, come l’agriturismo Smeralda, a Coniolo, scelta quasi ovvia visto che il complesso era di proprietà della stessa famiglia Morelli. Qualcuno della famiglia aveva addirittura allagato la pianura sottostante per far veleggiare la marchesa Smeralda Morelli.

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Bibliografia

  • Cadeddu P., Le caserme di piazza d’Armi a Torino: La Marmora (Monte Grappa) — Dabormida — Morelli di Popolo — Ospedale militare Riberi, Torino, Daniela Piazza Editore, 2008, pp. 69–88.
  • Chadeuil G. (a cura di), L’écho de la guerre. Histoire pittoresque, anecdotique, illustrée de la campagne d’Italie, Paris, F. Martinn, 1859.
  • Coaloa R., Gli uomini che fecero l’impresa. Soldati e volontari dell’”altro Piemonte” nel Risorgimento, in Castronovo V. (a cura di), Alessandria dal Risorgimento all’Unità d’Italia. Volume III. Gli anni dell’Unità nazionale, Alessandria, Cassa di Risparmio di Alessandria, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, 2010, pp. 92–105.
  • Lomellini G., La battaglia di Montebello (XX Maggio 1859), Pavia, Emi, 1989.
  • Massara di Previde P., Cenni biografici del cavaliere Tommaso Morelli di Popolo, Casale Monferrato, Corrado, 1865.
  • Morelli di Popolo A. (a cura di), La battaglia di Montebello e il suo eroe, Pavia, Stamperia Universitaria Pavese, 1938.
  • Pieri P., Storia militare del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1962.
  • Texier E., Chronique de la guerre d’Italie, Paris, Hachette, 1859.
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