Costituita nel 2011 in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ASSDIPLAR, associazione nazionale che riunisce i diplomatici italiani a riposo - è intitolata a colui che è considerato il primo diplomatico che si adoperò per l'Unita nazionale, Costantino Nigra.
Questa titolazione ci fa capire la rilevanza che questa figura di patriota italiano ha avuto nella nascita e nello sviluppo del nostro paese e nell'affermazione della diplomazia italiana di tutti i tempi, sollevando il vessillo del patriottismo, dell’abilità politica, della preparazione culturale e della capacità dialettica.
Scriveva di lui il Ministro del Secondo Impero francese Emile Ollivier nel 1871:
Nigra riuniva ad una grazia e flessibilità seducente la più chiara fermezza di spirito. Quando si negoziava con lui, in un primo momento si sarebbe potuto credere che egli avrebbe ceduto su tutto, tanto sembrava preoccupato di non ferire alcuno; ma quando si giungeva al punto decisivo della discussione, d’un tratto la sua figura diventava grave, i suoi occhi fissavano con una penetrazione ferma e là dove voi avevate sperato di trovare una debolezza incontravate una irriducibilità.
Come afferma lo storico Alessandro Galante Garrone:
Costantino Nigra sembrava destinato ad essere un buon letterato ed un grigio funzionario ma Cavour lo "scoprì", gli affidò la grave responsabilità di trattare tutti i problemi del Risorgimento con la Corte di Francia. Fu quella la sua grande stagione, anche se più tardi rappresentò il nuovo Regno nelle maggiori capitali d'Europa. In politica e nella vita privata fu "alto e diritto", come dice il motto del suo stemma. Cavour lo portò con sé al Congresso di Parigi, e poi ne fece il suo portavoce segreto alle Tuileries, affidandogli missioni straordinarie che scavalcavano la diplomazia ufficiale e lo portavano a diretto contatto di Napoleone III. Il trattato dopo l’incontro di Plombières, la preparazione della guerra del 1859, le annessioni delle regioni del Nord, la cessione di Nizza e della Savoia, la liberazione del Mezzogiorno: questi gli immensi problemi che Nigra dovette affrontare, a tu per tu con l'Imperatore. C'era di che tremare, ad addossare tanta responsabilità sulle spalle d'un improvvisato diplomatico trentenne e, da parte di quest'ultimo, ad accettarla. Ma né Cavour né Nigra tremarono. Bisogna dire che il giovane canavesano seppe cavarsela a meraviglia. Seppe conquistarsi la fiducia di Napoleone III, intenderne i riposti pensieri, e, quel che più conta, impedirne gli scarti e gli improvvisi abbandoni, tenerlo in carreggiata. Diceva: "Così è fatto l'Imperatore. Bisogna pigliarlo come è, e costringerlo coi fatti a non deviare o a rientrare nella nostra via". Un compito difficilissimo che assolse con tenacia tutta piemontese. Così, d'un tratto, l'oscuro impiegato divenne protagonista di storia, e di quale storia! Si distinse per l'acutezza dell'ingegno, l'equilibrio, la cultura, la signorilità del conversare, la devozione cavalleresca agli affetti e agli ideali di gioventù, la lealtà a tutta prova; quell'intemerata lealtà ch'egli aveva cantato un giorno come caratteristica della sua terra canavesana.
Nella sintesi di Galante Garrone emergono tutte le spiccate caratteristiche diplomatiche del Nigra che andremo nel seguito a descrivere più in particolare. Certamente si può affermare che Cavour fu il suo maestro ma che, dopo poco tempo, l’allievo lo superò, capace di affrontare qualunque argomento con sagacia, temperamento e soprattutto calma e sangue freddo, capacità che solo un diplomatico eccellente possiede nel suo DNA.
La carriera diplomatica del Nigra inizia a Parigi, nell’autunno del 1858, quando Cavour gli affida la missione segreta di trattare con Napoleone III l’alleanza per la guerra contro l’Austria. Nonostante la giovane età (Nigra aveva 30 anni) se la cavò egregiamente impressionando l’Imperatore per la sua preparazione, le idee e i ragionamenti tecnico-economici. Poi durante la guerra del 1859 a Nigra è affidato il coordinamento tra l’esercito francese e quello del Regno di Sardegna e successivamente riceve l’incarico di far parte della Delegazione sarda che firma il trattato di pace con l’Impero austriaco; una serie di incarichi rilevanti in cui dimostra capacità di dialogo e di trattativa.
Nel giugno del 1861 muore Cavour ma Vittorio Emanuele II, che ne ha capito il valore, lo nomina Ministro Residente a Parigi dove i problemi da trattare sono molti primo fra tutti quello della “Questione romana”. Della sua permanenza a Parigi ce ne parla lo scrittore francese Pierre De Lano nel suo volume La Court de Napoleon III scrivendo:
Nigra fu uno degli uomini di Stato più rimarchevoli e l'italiano giustamente più rispettato. Fu il tipo perfetto di diplomatico che non aveva soltanto in mente, per esprimere le proprie idee e i propri piani, l'amabilità della sua professione, ma un'abilità consumata, un senso politico assoluto, la capacità divinatoria di uomini e cose che gli impedivano di commettere errori e che, secondo l'opinione di un ministro di Napoleone III, gli facevano intuire gli avvenimenti, come un cane da caccia che fiuta la preda. In questa luce Nigra fu nettamente superiore al principe Richard Metternich, suo fedele compagno alle Tuileries, e si può dire che lo superò in tutte le questioni inerenti la politica del secondo impero. Come Metternich Nigra era istruito, studioso ed elegante. Come lui amava la vita mondana, a corte, un leader attratto da tutte le gioie. Ma a differenza di Metternich, che seguiva la politica dei sentimenti, al richiamo cavalleresco del suo cuore, Nigra, senza cessare di usare il suo grande fascino, restava in ogni circostanza padrone di se stesso, e non praticava che la politica del raziocinio. Nessuno meglio di lui sapeva sedurre con la parola, coi gesti o con le attenzioni; ma se era pronto ad accettare tutto da coloro che lo circondavano, era molto riservato, conteneva gli entusiasmi, e con una freddezza d'animo implacabile, non rivelando nulla dei suoi pensieri, sapeva analizzare profondamente i pro e i contro prima di prendere decisioni. […] L'Imperatore conosceva bene Nigra, sapeva valutare il grado della sua forza e lo temeva. Sognava di opporgli un uomo capace di resistergli, di leggergli le intenzioni, di combatterlo, di vincerlo, ma non lo trovò mai e ciò fu una delle sue sfortune.
Nel 1876 Nigra viene trasferito in Russia come primo ambasciatore d’Italia in quel lontano paese. Re Vittorio Emanuele II vuole in Russia un diplomatico brillante, capace di valutare la situazione dei rapporti con Russia e Impero Ottomano in una fase di preoccupante declino. Se la cava egregiamente conquistandosi la stima della nobiltà di corte a cui peraltro sa far apprezzare scrittori e poeti italiani allora poco conosciuti. Il periodo della permanenza in Russia consente a Nigra di aprire quel paese ad un maggiore dialogo con il nuovo Regno d’Italia ed organizza nel 1876 la visita di Umberto I, il primogenito del Re con la sua sposa Margherita, allo Czar Alessandro II Romanoff per rafforzare i legami diplomatici tra Italia e Russia allora poco sviluppati.
La sua permanenza in Russia è caratterizzata da carteggi con tutti i Ministri degli Esteri: Melegari, Depretis, Corti, Cairoli, Mancini, volti a discutere principalmente due grandi argomenti, la politica delle Grandi Potenze europee e la situazione dell’Impero Ottomano. In tutte queste corrispondenze i Ministri non facevano che chiedere consigli e pareri a Nigra che pareva la persona più esperta ed aggiornata su tutte le problematiche e le criticità dei vari paesi europei ed extraeuropei. Nigra iniziava ad assumere un ruolo di vertice della diplomazia italiana che lo farà poi diventare il principale candidato a diventare Ministro degli Esteri all’avvento di Umberto I come Re d’Italia quando nel 1878 morì Vittorio Emanuele II. Ma non volle mai accettare questa carica adducendo come motivo il fatto che, avendo vissuto sempre all’estero, non conosceva sufficientemente bene il mondo parlamentare italiano.
Umberto I però lo volle in una capitale diplomatica più importante e Londra fu la prescelta visto il grande sviluppo economico dell’Inghilterra degli anni '70 e '80, dominatrice dei mari e delle Indie. A fine 1882 Nigra fu quindi trasferito a Londra dove rimase soltanto tre anni.
Giunto nella capitale inglese nel gennaio del 1883, fresco della nomina di Conte conferitagli da Umberto I, è subito ricevuto in udienza privata dalla Regina Vittoria a Osborn nell’isola di Wight, di cui Nigra riferisce al Ministro Pasquale Stanislao Mancini così:
Signor Ministro, mi pregio di informare Vostra eccellenza che ho avuto l'onore di presentare a Sua Maestà la Regina, a Osborne nell'isola di Wight, la lettera colla quale è piaciuto a Sua maestà il Re, Nostro Augusto Sovrano, di accreditarmi in qualità di Suo Ambasciatore presso questa Corte. Ho pranzato ed ho passato la notte al Castello ed ho avuto dalla Regina la più graziosa accoglienza. Sua Maestà mi ha espressamente incaricato di far pervenire alle loro Maestà, il Re e la Regina, i suoi complimenti più affettuosi.
La permanenza a Londra è caratterizzata dalla sua autorevole presenza nel Comitato Internazionale del Canale di Suez e da grandi innovazioni nei rapporti con il Foreign Office guidato dal Ministro Lord Granville, come scrive al Ministro Mancini a fine 1883:
Per antica consuetudine, che in altri tempi ebbe le sue buone ragioni di essere, il nostro Ministero per gli Affari Esteri si servì, nella sua corrispondenza in cifra colle Legazioni e coi Consolati, di dizionari scritti in lingua francese. Ora mi pare che sia proprio venuto il momento pel nostro Ministero, per le Legazioni e pei Consolati italiani, di far uso della lingua nazionale anche per la corrispondenza in cifra. Provvisoriamente si potrebbe fare qualche eccezione per certi posti, ma il principio della corrispondenza nella nostra propria lingua dovrebbe, mi pare, essere sanzionato fin d'ora anche per le cifre. Io ho qui introdotto la corrispondenza in lingua italiana per le comunicazioni che la Regia Ambasciata fa al Foreign Office, il quale dal suo lato usava sempre, ed usa continuamente l'inglese nelle sue comunicazioni colle Legazioni estere. Questo cambiamento non sollevò nessun ostacolo per parte del Foreign Office e per la prima volta la lingua di Dante prese possesso, come doveva, dei suoi incartamenti. Vorrei che fra le buone cose ch'Ella ha fatto e fa nel nostro Ministero, non omettesse questa. Vorrei ch'Ella cancellasse quest'ultima traccia dei tempi della divisione e della servitù della patria nostra. Dico servitù perché l'essere la lingua altrui nelle cose nostre è vera servitù e servitù di pensiero.
La permanenza a Londra fu breve perché il Re, tre anni dopo, lo volle trasferire nella sede più importante della Diplomazia europea: Vienna. Nigra ha però il tempo però di raccogliere una delle onorificenze di maggiore prestigio culturale per i suoi studi sui canti popolari del Piemonte: una Laurea Honoris Causa dell’Università di Edimburgo, in occasione del duecentesimo anniversario della fondazione; Nigra e altre 19 personalità del mondo intero!
A fine ottobre 1885 il ministro generale Robilant gli faceva pervenire questa lettera:
Caro Nigra, il giorno stesso in cui accettai il portafoglio degli Affari Esteri, mi preoccupai immediatamente della nomina del mio Ambasciatore a Vienna, sede che avevo occupato sino ad allora e che, con la mia nomina a Ministro, lasciavo vacante. Feci oggetto di attento esame il ruolo del nostro alto personale diplomatico, studiai le varie candidature possibili fra gli uomini politici, ed il risultato di tutto quel lavoro mentale fu quello di convincermi che la persona più conveniente, più appropriata per quel posto nelle attuali gravi condizioni, siete Voi caro Conte. In tal senso sto per avanzare la mia regolare proposta a Sua Maestà; prima però mi piacerebbe ricevere da Voi la conferma che di buon grado accettate quel trasferimento o che almeno, nell’interesse del Re e dell’Italia, vi piegate, con la voluta rassegnazione, ad obbedire al vostro destino. Supposto che si tratti di grave sacrificio per Voi, mi permetto pregarvi di osservare che ho qualche diritto di chiedere ad altri un sacrificio e mi sia lecito aggiungere che, da quanto intesi da Sua maestà, tale diritto mi spetterebbe ancora di più nei vostri riguardi! Facendo però astrazione da ogni altra considerazione, mi lusingo pensare che accetterete di buon grado, animato dal convincimento che in quel nuovo vostro posto avrete occasione di rendere, nelle presenti contingenze, indubbi servigi al paese. L’elettissimo vostro ingegno, la grande esperienza, l’abilità diplomatica e la fermezza all’occorrenza, sono eminenti qualità che possedete in sommo grado e che tutti in Italia ed all’Estero vi riconoscono. Ai miei occhi nessuno è dotato, in più alto grado di Voi, di tutte quelle qualità che, nelle presenti circostanze ed in altre non lontane a verificarsi, reputo indispensabili a chi deve andare a rappresentare l’Italia a Vienna, nella nuova fase in cui siamo entrati.
Nigra non poteva rifiutare questa prestigiosa sede ove incontrava Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria e re d’Ungheria, colui che fu avversario dell’Italia in tre aspre guerre di indipendenza (1848 - 1859 - 1866) e che gli riconosceva molte prerogative fondamentali per i nuovi rapporti tra i due: onestà di comportamento, il pennacchio da bersagliere che aveva coperto la sua fronte nella guerra del 1848, l’aureola di poeta e studioso di letteratura ed arte, il fascino che sapeva esercitare sulle dame di corte, la passione per la caccia. Anche la nomina a Senatore, che ricevette nel dicembre del 1890, contribuì a dargli ulteriore prestigio, soprattutto a livello internazionale.
La destinazione Vienna fu il premio finale per la sua eccezionale dedizione al servizio del proprio paese. Nigra aveva raggiunto il culmine della carriera diplomatica, era un ambasciatore stimato da tutta la classe nobiliare europea, aveva un’esperienza unica di Paesi e politiche, era certamente quello che oggi definiamo opinion leader, era una figura ambita a corte e nelle grandi occasioni.
A Vienna viene subito coinvolto nel rinnovo della Triplice Alleanza tra Italia, Austria e Prussia, ma la triste circostanza della scomparsa del figlio primogenito della Casa Asburgo, Rodolfo, lo vede impegnato in lunghe indagini sui motivi della morte del giovane erede al trono asburgico. Tanti gli altri problemi politici affrontati da Nigra ma l’impegno a promuovere l’arte italiana gli diede modo di sostenere i nostri grandi artisti, segnatamente Verdi e Rossini, che ebbero in vita per lui grande considerazione.
Molto vi sarebbe ancora da dire su di una figura di spicco che ha calcato il palcoscenico della diplomazia europea per quasi 60 anni, tenendo alto il testimone dell’Italia con intelligenza e capacità fuori del comune.
L’Associazione Culturale Costantino Nigra, che ho il piacere di dirigere, lo ha ricordato in tre delle quattro sedi di Ambasciata da lui dirette, San Pietroburgo nel 2016, Parigi nel 2018 e Vienna nel 2019, con dei Convegni internazionali di alto livello in cui è emersa la grande considerazione professionale e culturale da lui ricevuta in queste capitali. Contiamo di celebrare il suo ricordo anche a Londra, nel settembre 2021, per completare il cerchio delle sedi di Ambasciata da lui servite. Di questo personaggio dovremmo anche parlare della parte culturale che lo ha contraddistinto durante la sua lunga vita (quasi 80 anni) come studioso del folklore, poeta, etimologo, studioso di lingue e dialetti; ma lo faremo in un’altra occasione.