Planisfero politico disegnato da Guido Cora nei primi del Novecento.
Non è mai troppo tardi per intraprendere una vita avventurosa, e un amore nato e cresciuto fra tavoli da disegno e scaffali di biblioteca, può raggiungere il proprio coronamento sulle strade polverose degli antipodi.
Guido Cora nasce a Torino il 20 dicembre 1851 da Luigi e da Teresa Fasciotti, in una famiglia arricchitasi grazie a una fortunata attività industriale, e studia all’istituto tecnico “Leardi” di Casale Monferrato. Fin da subito dimostra una decisa inclinazione per le discipline geografiche pubblicando nel 1869, all’età di diciotto anni, un articolo dal titolo impegnativo: Da Brindisi a Bombay. Sguardo fisico, politico, etnografico, storico, economico sulla linea di navigazione da Brindisi a Bombay attraverso il canale di Suez. È chiaramente un lavoro compilativo, basato su osservazioni altrui, scritto da un ragazzo che non è mai stato nei luoghi che descrive, ma che rivela l’ambizione e la scala degli interessi del giovane Cora.
L’anno successivo, con l’intenzione di perfezionarsi negli studi geografici, viaggia in Germania, a Berlino. Successivamente trascorre otto mesi a Lipsia e, nel 1872, si sposta a Gotha per studiare geografia e cartografia con Ernst Behm e August Petermann. A Gotha Cora conosce Justus Perthes, il più importante editore europeo di carte geografiche e atlanti. Ma è in particolare l’incontro con Petermann che influenzerà successivamente l’indirizzo della sua attività. Peterman ha fondato nel 1855 il periodico Petermanns Geographische Mitteilungen, come emanazione dell’Istituto Geografico Perthes di Gotha e la rivista è diventata in breve tempo il più importante periodico geografico tedesco, soprattutto come fonte d’informazione puntuale e aggiornata sui risultati dei numerosi viaggi di esplorazione che si stanno compiendo in quegli anni.
Lavorando e studiando presso Petermann, Cora giunge alla convinzione che un periodico del genere sia indispensabile anche in Italia e, nel 1872, fonda a Torino un circolo privato di appassionati di geografia e la rivista Cosmos. La rivista pubblicherà articoli sui più recenti progressi della geografia e delle scienze affini e verrà stampata regolarmente fino al 1896. Sulle sue pagine comparirà, ad esempio, il resoconto di viaggio di Enrico Baudi di Vesme. Come ideatore e fondatore di Cosmos, Guido Cora viene nominato, nel 1874, membro corrispondente della Royal Geographical Society di Londra, che nel 1886, come ulteriore riconoscimento, gli assegna una medaglia d’oro.
L’Istituto Geografico fondato privatamente da Cora è inteso come un luogo aperto allo studio e al dibattito scientifico: seguendo il modello dei seminari di studio promossi dalle università tedesche che ha ben conosciuto, Cora invita studiosi, viaggiatori, esploratori e un certo numero di allievi – fra i quali spiccano Paolo Revelli, Giovanni De Agostini, Carlo Alberto Nallino. Il circolo geografico ospiterà spesso studiosi in campi quali l'antropologia e l'etnografia, la botanica, la zoologia, l'astronomia, l'archeologia e l'antiquaria; tutte materie originariamente indistinte dalla geografia, e dei cui risultati di interesse geografico viene spesso data notizia sulle pagine di Cosmos.
La cartografia è una scienza in ascesa. Sono gli anni della “Riforma Casati”, che inserisce l’insegnamento della geografia già nelle scuole elementari, prescrivendo esplicitamente l’uso delle carte murali e degli atlanti come sussidi didattici, soprattutto per sostenere poi un'idea di nazione e dei “giusti confini della Patria”. La conoscenza della geografia, attraverso carte e globi, diventerà ben presto un mattone fondamentale nella costruzione della nuova borghesia industriale italiana.
Il lavoro di Cora è a questo punto a un livello superiore, e si rivolge a un pubblico accademico e istituzionale. Tuttavia Cosmos diventa subito molto popolare, e va a colmare un vuoto evidentemente sentito tanto dagli ambienti accademici quanto dal pubblico generalista. Cora ha parte attiva nella conduzione e nell’editing della rivista, che si concentra sulle nuove scoperte geografiche e sulle spedizioni di esplorazione che affollano le cronache nella seconda metà del XIX secolo, con un occhio di riguardo per le imprese compiute dagli italiani e in località contigue agli interessi del Bel Paese.
Cora si occupa di persona della parte cartografica, elaborando, in tutto o in parte con elementi originali, un gran numero di carte: la Carta del Cordofàn e Darfur, compilata per illustrare la spedizione di A. M. Massari; la Carta originale delle regioni Galla, Somali e Adal, che accompagna la pubblicazione degli itinerari di G. M. Giulietti; la Carta della Reggenza di Tunisi; la Carta originale del Paese degli Afar o Danachil; la Carta speciale della baia di Assab e adiacenze; la Carta della regione intorno a Massaua; la Carta della Colonia Eritrea con l'Abissinia e regioni limitrofe; le Carte della Somalia, che illustrano il viaggio di Enrico Baudi di Vesme.
Su Cosmos compare anche la Carta altimetrica e barometrica dell'Italia compilata da Cora. Nel 1882 esce poi il saggio Il Sahara. Nomina e considerazione della geografia, che ulteriormente consolida il titolo di Guido Cora come esperto della geografia del continente africano.
Lo stesso Petermann loderà le mappe disegnate dal suo ex allievo. Cora sarà anche il responsabile della preparazione, a partire dal 1884, di una serie di globi e di carte murali, fisiche e politiche, per l’editore Paravia di Torino. Lo scopo dichiarato del lavoro svolto per Paravia è quello di produrre per la prima volta in Italia delle basi geografiche che non abbiano nulla da invidiare ai prodotti della cartografia europea. L’influenza dei suoi maestri Petermann e Perthes è evidente, e Cora pare ben deciso a creare in Italia una versione migliorata dell’editoria cartografica tedesca.
Globo terrestre fisico e politico disegnato da Guido Cora per Paravia
Visto il suo interesse per la geografia, non deve sorprendere che Cora si impegni anche in numerosi viaggi all’estero. Prima nella penisola balcanica e poi, nel 1874 – 1875, una breve escursione nell’Epiro, con successive visite a Tripoli di Barberia. Nel 1899 si reca nel Montenegro e nel 1902 visita la Croazia e la Serbia, pubblicando poi sulla rivista Nuova Antologia il resoconto di queste sue esperienze (Fra gli Slavi meridionali: un’escursione in Croazia e in Serbia, 1904). La passione per la geografia fatta al tavolo da disegno si colora con le impressioni e le esperienze del viaggio.
Nel 1881 Cora diventa professore straordinario di Geografia e statistica presso la facoltà di Lettere dell’Università di Torino (dove insegnerà anche Geografia fisica presso la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali), e negli anni successivi rappresenterà spesso l’Italia in numerosi congressi e riunioni scientifiche, entrando in contatto con geografi stranieri. Cora intrattiene una fitta corrispondenza con molti di questi colleghi e con varie società scientifiche intorno al mondo.
È durante il VI Congresso Internazionale di Geografia, che si tiene a Londra nell’estate del 1895, che Cora viene invitato a partecipare alla commissione incaricata di redigere una mappa dell’Africa. Lo scopo di questo nuovo documento è dichiaratamente quello di aiutare i governi europei nella pianificazione ed esecuzione delle rispettive attività coloniali. La mappa deve perciò includere dettagli relativi al clima e all’altitudine dei territori africani, mettere in risalto le risorse disponibili, e facilitare la spartizione del continente fra le potenze occidentali.
Nel 1884, Cora è uno dei fondatori a Torino della Società di Geografia ed Etnografia e nel 1898, lasciata la cattedra torinese, si trasferisce a Roma, dove insegna all’università come libero docente. Con Cora trasloca a Roma anche la rivista Cosmos, che tuttavia nella nuova sede non riesce ad andare al di là di pochi numeri. Cora decide di chiudere definitivamente la sua rivista nel 1913. A lungo vicepresidente della sezione romana del Club Alpino, Cora fonda presso di essa un circolo speleologico, e si dedica all’esplorazione di complessi di grotte in Abruzzo.
Poi, nel 1914, alla non più tenera età di sessantatré anni, dopo una vita trascorsa al tavolo da disegno a tracciare le mappe di viaggi ed esplorazioni altrui, Guido Cora decide di partire per un viaggio di sei mesi attorno al mondo. Salpato da Londra il 3 luglio col vapore “Orvieto” della Orient Line, Cora fa scalo a Gibilterra, Tolone, Napoli, Taranto, Porto Said, Suez, Colombo (isola di Ceylon), Fremantle, e sbarca l’8 agosto ad Adelaide, in Australia.
Qui, per tre settimane, partecipa al congresso della British Association for the Advancement of Science (l’odierna British Science Association), in qualità di vicepresidente della sezione geografica. Terminato il congresso, Cora decide di trattenersi ancora in Australia, compiendo numerose spedizioni, sia per terra che per mare, dalle quali ritorna con una grande quantità di dati geografici e osservazioni scientifiche e naturalistiche. Esplorando il Queensland, Cora copre una distanza di oltre 4.000 chilometri in quaranta giorni, e trova anche il tempo di visitare la Grande Barriera Corallina, ancora inalterata dall’impatto delle attività umane. Altre spedizioni lo portano a visitare Canberra e le Alpi Australiane.
Concluso il giro dell’Australia, Cora si imbarca a Sidney sulla “Ventura” e arriva a San Francisco attraversando il Pacifico, facendo tappa alle isole Samoa e alle Hawaii. Anche qui, Cora è un osservatore acuto e curioso di flora, fauna, e geografia. A San Francisco, ha modo di visitare l’Esposizione mondiale. Poi, finalmente, il ritorno a casa.
Una vita dedicata alla geografia ha avuto il suo coronamento in un grande viaggio, sull’onda della curiosità scientifica e dello spirito di osservazione. Dopo una vita a descrivere il mondo, Guido Cora lo ha finalmente esplorato, sperimentandolo di prima mano. Rientra perciò a Costigliole d’Asti, dove da sempre trascorre le vacanze, e qui si spegne il 10 ottobre 1917. Lascia una colossale collezione di libri, articoli e mappe alla Biblioteca Nazionale di Torino, e un segno indelebile sulle mappe del mondo: a lui sono intitolati due promontori della Nuova Guinea e una montagna della Patagonia.