Illustrazione di Luigi Togliatto Amateis dove le sue iniziali compaiono sulla prua di un’imbarcazione.

La firma nascosta di Luigi Togliatto Amateis

L'ultimo figurinaio della tradizione illustrativa italiana

Felice Pozzo
Felice Pozzo

Appassionato di storia delle esplorazioni e di letteratura avventurosa, italiana e non, è considerato uno dei maggiori studiosi della vita e delle opere di Emilio Salgari. Ha dedicato all’argomento numerose pubblicazioni e ha curato l’edizione di alcune ristampe salgariane.

  

Non per suggerire similitudini, ci mancherebbe, ma soltanto per rendere l'idea: Albrecht Dürer, fra i tanti pittori famosi che si potrebbero ricordare, fece uso di un monogramma per firmare alcune sue opere. Si tratta del celebre e artistico marchio “AD”. Invece un celebre scrittore e illustratore per l'infanzia, Richard Scarry, nei suoi libri-gioco, era solito nascondere il piccolo insetto Cirillo in spaziose illustrazioni e il divertimento consisteva nel rintracciarlo.

Due mondi distanti anni luce, s'intende, ma Luigi Togliatto Amateis, essendo uomo di spirito, per non dire autoironico, accostò le due circostanze che abbiamo suggerito e si divertì sovente (come vedremo), a nascondere o a evidenziare in modo insospettato nelle illustrazioni dei libri per la gioventù, la sua sigla, ovvero le sue iniziali “LT” o “LTA”, quasi a invitare il lettore a rintracciarle.

Luigi Togliatto Amateis
Luigi Togliatto Amateis

La Rosa di Bagdad

Nato a Lanzo Torinese il 5 giugno 1921, Togliatto è mancato a Torino l'11 ottobre 2014. Dopo aver frequentato l'Accademia Albertina, collaborò con studi di vari architetti, senza peraltro trovare riscontro alle proprie esigenze creative, salvo utilizzare quelle cognizioni negli ultimi decenni della sua carriera. Perché dunque non trasferirsi a Milano, e arriviamo così ai primi anni Quaranta del secolo scorso?

Nel capoluogo lombardo trovò soddisfazione come grafico pubblicitario, così da entrare in contatto con la Compagnia I.M.A. (Idea, Metodo, Arte), una delle maggiori imprese italiane nel campo della pubblicità. In quella ditta operava da tempo, come creativo, Anton Gino Domeneghini, classe 1897, a quei tempi folgorato dall'arrivo nelle sale cinematografiche dei film a cartoni animati della Disney. Tanto folgorato da decidere di produrre un lungometraggio d'animazione italiano e, grazie alle sue conoscenze, da industriarsi per reperire i fondi necessari. Fondò dunque la I.M.A Film e ideò La Rosa di Bagdad, assoldando un gruppo di disegnatori (i principali furono Libico Marajà e Guido Zamperoni, per non dire di Angelo Bioletto) che in un paio d'anni realizzarono migliaia di disegni. Fu così che anche Luigi Togliatto si trovò a lavorare per il primo cartone animato italiano che, però, a causa del conflitto mondiale, non vedrà la luce che nel 1949. E nel 2009 Togliatto è stato perciò coinvolto nelle iniziative messe in atto per commemorare il 60° anniversario della Rosa di Bagdad, iniziative che hanno compreso la proiezione in diverse città italiane di accurati documentari e soprattutto del film in versione restaurata in alta definizione.

"La Rosa di Bagdad", primo mediometraggio animato in Italia a essere girato in Technicolor.

Nel vecchio West

Risale al 1948 la collaborazione con l'editore milanese Ponzoni: è una delle sue rare incursioni nel mondo del fumetto e precisamente negli Albi Victory, quale collaboratore del fumettista Nevio Zeccara impegnato nelle storie di Texas Bill, iniziate il 17 aprile di quell'anno per cessare nel 1949. La collaborazione, come precisa Alberto Becattini, è evidenziata dalla firma congiunta “AmaZecc” (Amateis-Zeccara) che sigla le avventure di questo personaggio western, accolto favorevolmente.

Copertina di uno dei fumetti
Copertina di uno dei fumetti "Texas Bill".

Nel 1949, però, comparve in edicola Pecos Bill, il leggendario eroe del Texas, edito da Mondadori, sceneggiato dal grande Guido Martina e ideato graficamente dal famoso illustratore Raffaele Paparella: un tris di assi, per così dire, tale da sbaragliare qualunque concorrenza.

Cartoline salgariane

Già da qualche anno Togliatto aveva peraltro iniziato una prolifica produzione di illustrazioni legate al mondo letterario di Emilio Salgari. La produzione minore fu per l'editore Carroccio di Milano e quella più importante per l'editore Viglongo di Torino. Carroccio aveva iniziato nel 1947 a pubblicare la Collana Popolare Salgari affidandone le copertine a Rino Albertarelli e lasciando i testi, in quella prima versione, privi di illustrazioni. Avrebbe ben presto rimediato, ma per compensare i giovani lettori e anche per pubblicizzare l'iniziativa, stampò cinquanta cartoline a colori raffiguranti i più noti personaggi dei più importanti cicli di romanzi.

Le cartoline, suddivise in cinque contenitori da dieci, furono distinte per cicli e a Luigi Togliatto furono affidate le dieci cartoline della serie Far-West e le dieci della serie del Mahdi. Le altre, per la verità più importanti, poiché riguardavano le serie dei corsari e dei pirati, da Sandokan al Corsaro Nero, furono affidate a Mario D'Antona, classe 1911, noto per le copertine a colori per l'Illustrazione del Popolo e per l'Illustrazione d'Italia.

Cartoline dedicate alla serie Far-West e alla serie del Mahdi.

Togliatto firmò le sue venti cartoline con lo pseudonimo “Luigito A”, dove la A pare un asterisco, dando ai “suoi” personaggi salgariani una valida rappresentazione, caratterizzata se mai da un'aria sbarazzina assegnata, in sotto fondo, a tutti i personaggi femminili, ai quali D'Antona seppe invece infondere caratteristiche differenziate. La circostanza, per quanto riguarda il giovane Togliatto, sarà riveduta con esiti straordinari con il proseguimento della carriera.

Illustrazioni in cinemascope

L'iniziativa non passò inosservata: tutte le cartoline furono riproposte (senza l'indicazione “personaggi salgariani” e senza i nomi dei personaggi sul retro) dall'Opera Bonomelli - Colonie permanenti di Pesaro, Cesenatico e S. Primo, rivolgendosi a nuovi collezionisti. Se ci si chiede il motivo per cui Carroccio affidò a D'Antona e a Togliatto l'incarico, il motivo è che i due artisti erano da quasi due anni gli illustratori privilegiati delle riedizioni dei romanzi di Salgari editi dalla torinese Viglongo, più volte ristampati.

Ha scritto Pompeo Vagliani:

La scelta vincente di Viglongo fu di puntare per le copertine su un'illustrazione “panoramica” in “cinemascope”, che si sviluppava su entrambi i piatti della legatura, consentendo un ampliamento della superficie visiva e suggerendo nuovi spunti compositivi, sull'onda delle splendide sovracopertine di Giorgio Tabet per le quasi coeve edizioni Mondadori.

Come nascondersi dentro un disegno

Copertina de
Copertina de "I pescatori di balene", 1961.

Togliatto, che iniziò a lavorare per quei libri a ventiquattro anni, ne illustrò ben ventuno, includendo un apocrifo salgariano, scritto in realtà da Giovanni Bertinetti (Il fantasma di Sandokan) e un romanzo di Salvatore De Meo Costantino (Il talismano del Pascià). Vale a dire che si occupò sia delle copertine a colori, sia delle illustrazioni interne, realizzandole con tecnica mista, a tempera o acquarello.

Ricordando quanto si è detto in apertura, circa i suoi “giochi” con la firma, piace ricordare la copertina anteriore per I pescatori di balene, dove le sue iniziali, seguite persino dall'anno di nascita (21, per 1921), compaiono sulla prua di un'imbarcazione, in modo talmente evidente da sfuggire, come la lettera rubata di Poe, agli sguardi dei lettori, persuasi trattarsi di qualche denominazione nautica.

Copertina posteriore per
Copertina posteriore per "La capitana del Yucatan" del 1947, raffigurante l'esuberante protagonista.

Fra gli altri, gli furono affidati La capitana del Yucatan (1947), dove l'eroina (uno tra i migliori personaggi femminili di Salgari, fiera nobildonna spagnola impegnata a Cuba nella guerra ispano-americana) ottiene nelle illustrazioni interne una rappresentazione canonica, ispirata alle illustrazioni originali del 1899 di Giuseppe Garuti (Pipein Gamba), per poi esplodere, per così dire, nella copertina posteriore, in una raffigurazione un po' sopra le righe, che peraltro fu molto apprezzata dai giovani lettori. Da citare anche I Robinson Italiani (1949), dove la particolare rivisitazione salgariana del capolavoro di Defoe ottiene un'efficace rappresentazione iconografica.

Copertina de
Copertina de "I Robinson italiani", 1949.

Numerose tavole originali relative a questa sua produzione sono conservate presso il MUSLI alla Fondazione Tancredi di Barolo di Torino, nel ricco fondo di illustrazioni di artisti italiani che hanno operato nel secolo scorso nell'ambito della letteratura giovanile. Ed è così che sono comparse in numerose e prestigiose mostre e persino in percorsi espositivi itineranti presso istituzioni russe e del Nord Europa, accanto a quelle di D'Antona e degli altri artisti attivi per le edizioni Viglongo. A proposito di D'Antona, poiché il binomio in ambito salgariano con il molto più giovane Togliatto ha assunto in quel periodo un interesse particolare, c'è da precisare che si aggiudicò per Viglongo 37 copertine di romanzi (sette non di Salgari) e spesso anche le relative illustrazioni interne, tra cui quelli di pirati e corsari, da Sandokan al Corsaro Nero, appunto.

Il ritorno a Torino

Tornato a Torino negli anni Cinquanta con un curriculum decisamente interessante, Togliatto iniziò a collaborare con numerose case editrici, affrontando con disinvoltura sia i maggiori classici internazionali della letteratura avventurosa, sia molti testi scolastici, quali sussidiari, antologie e gli immortali testi di Omero. Particolarmente prolifica fu la collaborazione per la torinese S.E.I., storica casa editrice con radici salesiane, per la quale illustrò a partire dal 1950 circa quaranta libri, spesso in edizioni ridotte per la gioventù, tra cui il Quo Vadis? (1951) di H. Sienkievicz e alcuni tra gli immortali capolavori di Jules Verne: Dalla terra alla luna (1953), Ventimila leghe sotto i mari (1954), L'isola misteriosa (1955), I figli del capitano Grant (1956) e Il giro del mondo in ottanta giorni (1958), con numerose illustrazioni anche a colori e numerose ristampe, per le quali ideò nuove copertine.

Due copertine per i romanzi di Jules Verne, edizioni S.E.I.

Per la Società Apostolato e Stampa (SAS) affrontò invece alcuni famosi romanzi di James Fenimore Cooper: L'ultimo dei Mohicani e Il cacciatore di daini (s.d.), con copertine particolarmente riuscite, dove le protagoniste femminili esprimono la drammaticità degli avvenimenti. E per la San Paolo Editrice illustrò alcuni capolavori di Jack London, tra cui gli indimenticabili Zanna Bianca, in un'edizione che ha ottenuto almeno dieci ristampe, e Il richiamo della foresta, mentre per Paravia (nel 1957) illustrò egregiamente - sempre nell'ambito dell'editoria che adattava i testi per i lettori più giovani - La freccia nera di R. L. Stevenson.

Illustrazione originale per
Illustrazione originale per "La freccia nera" di Stevenson (Paravia).

Sapeva, il nostro Togliatto, di illustrare opere di autori (Cooper e Verne in testa) che erano stati gli ideali maestri di Salgari, i cui romanzi, in pratica, gli avevano consentito di accedere nel mondo dell'illustrazione “avventurosa”? Il fatto è che Salgari è stato il creatore del genere avventuroso in Italia, prima di lui inesistente, grazie alle numerose ispirazioni respirate nelle opere di quei maestri (ed altri). Ed è così che, considerata la mole di lavoro di Togliatto sin qui considerata, sia pure con vistose omissioni, non è agevole rintracciare un altro artista che, con personale e riconoscibile interpretazione illustrativa, abbia avuto il privilegio di esibire il percorso dell'avventura di carta dalla grande tradizione internazionale ottocentesca sino alle magie di Salgari e persino alle opere dei suoi imitatori. Tra gli editori per cui ha lavorato figurano anche Fabbri, Garzanti, Giunti Marzocco, De Agostini, Janus, Malipiero e Minerva Italica.

Oltre l'avventura

Ma è tempo di passare ad altri suoi settori lavorativi, al di fuori cioè dell'avventura. Non si può tacere il suo apporto illustrativo all'antologia di racconti intitolata Selvaggi ma non troppo (S.E.I., 1955) della fiorentina Elda Bossi, poetessa, traduttrice, curatrice di collane editoriali, ricordata soprattutto per un'intera esistenza dedicata alla promozione della letteratura per l'infanzia. Né, per l'efficace rappresentazione del mondo omerico, si può far a meno di citare le illustrazioni a La più famosa guerra - L'Iliade (Paravia, 1952), traduzione in prosa di Amelia Melissari. Oppure le illustrazioni, per lo stesso editore, che impreziosiscono alcune delle numerose biografie di personaggi illustri scritte per i giovani da Luigi Ugolini: in particolare Il romanzo di Goldoni (1954) e Il romanzo di Garibaldi (1961).

In ambito più strettamente scolastico, la S.E.I. gli affidò nel 1964 la copertina di Tulliolus romanorum nepos, letture antologiche per una iniziale conoscenza del latino nella seconda classe della nuova scuola media. Per l'occasione Togliatto si divertì a nascondere la propria sigla in modo così abile che, per mostrarla qui a chi legge, si è voluto, nel proporre quella copertina, evidenziarla con un circolino rosso. È un po' come se il simpatico “figurinaio” abbia pensato:

Così i miei giovani ammiratori non se la prenderanno anche con me per questo barbosissimo libro!
Libro per le scuole medie dal titolo in latino
Libro per le scuole medie dal titolo in latino "Tulliolus romanorum nepos". In basso a sinistra, cerchiata in rosso, la firma di Amateis.

Gli anni della pittura

Dagli anni Settanta in poi si dedicò alla pittura tradizionale, anzi per molti versi innovativa, o per meglio dire in linea con i nuovi gusti architettonici dell'epoca, legati al passato, prediligendo la tecnica delle formelle, d'ispirazione gotica, con lavori su supporti di legno e masonite e con soggetti che, appunto in sintonia con l'uso delle formelle, riproducevano eventi storici o episodi sacri. Per averne un'idea, occorrerebbe sfogliare il non comune volume, in edizione limitata a mille esemplari, che pubblicò a Torino in collaborazione (per i testi) con Giovanni Arpino: Carne Anima e Briganti (Ed. Artecentro Quaglino, 1976), il cui sottotitolo è: Gli epigrammi di Arpino per le 33 formelle satiriche di Togliatto (una spietata denuncia dei mali della nostra civiltà in un Paese alla deriva).

Pagine dal libro
Pagine dal libro "Carne Anima e Briganti" realizzato in collaborazione con Arpino, e una delle formelle di Togliatto.

Si trattò spesso, peraltro, di opere gigantesche, come una pala d'altare a forma di croce greca di sette metri per sette; o come il pannello di quasi quattro metri per 1,38 metri d'altezza, eseguito per un altro committente, o il pannello eseguito per la Sala Consigliare del Municipio di Volpiano (m. 3,09 x 1,20).

Ha scritto Giovanni Violino:

Le sue pitture, di cui Arpino dice: "sono di una medioevalità rara, sono vive, solide, severe…", superano il semplice valore figurativo e invadono il campo della poesia didattica, epica, celebrativa. Queste implicazioni allegoriche di stretta attualità, celebrano l'attività, l'operosità, la tenacia di chi fatica quotidianamente. Il Maestro, con queste nuove fatiche, reinventa le fasce litiche, le nicchie e le formelle della scultura romanico-gotica e racconta avvenimenti epici, religiosi, oppure visualizza storie del tempo presente, con moderni protagonisti, vivi ed attuali.

La fase dell'avventura di carta era finita da tempo, dunque, ma per chi gli chiedeva a titolo personale di farla rivivere, reinventando quei rutilanti personaggi che, come ha scritto Claudio Magris, ci segnano per la vita, trovava sempre il tempo. E, si direbbe, con autentica soddisfazione.

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Bibliografia

  • Bazan C., Illustrazioni salgariane, Roma, SCM Edizioni, 2008.
  • Vagliani P. (a cura di), Serenant et illuminant – I grandi libri illustrati per l'infanzia della SEI (1908-2008), catalogo della mostra omonima, Torino, SEI – Fondazione Tancredi Barolo, 2008.
  • Vagliani P. (a cura di), Le immagini dell'avventura – Gli illustratori salgariani delle edizioni Viglongo, catalogo della mostra realizzata in occasione del convegno internazionale La penna che non si spezza. Emilio Salgari a 100 anni dalla morte, Torino, Università di Torino e Fondazione Tancredi di Barolo, 2011.
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