In una serie d’illustrazioni dal titolo “En l’an 2000” l’artista Jean-Marc Côté immaginava città del futuro attraversate da taxi volanti.
Un volume che inaugura la fantascienza in Italia, tra i più “saccheggiati” al mondo, è Nel 2073! Sogni d’uno stravagante di Agostino della Sala Spada Bava Bogeri. Pubblicato per la prima volta nel 1874 a Casale Monferrato, Nel 2073! giovò, per i ricchi imprestiti, ai romanzi L’anno 3000. Sogno di Paolo Mantegazza e Le meraviglie del Duemila di Emilio Salgari. In Francia il romanzo del piemontese subì una vera e propria truffa. Inoltre, il celebre romanzo Looking Backward dell’americano Edward Bellamy presentò molteplici situazioni riprese da Nel 2073!. Troppe. Tutte combinazioni? Gli studiosi, come la nostra Simonetta Satragni Petruzzi, hanno affrontato con meticolosità i casi di plagio e quelli, più rari, di “omaggio” al geniale piemontese.
Il caso più eclatante è quello del romanzo di Salgari, dove, ad esempio, la macchina volante degli americani si chiama Condor come un aerostato di Nel 2073!; nel mondo non esistono più guerre e le barriere naturali, come i deserti, sono stati neutralizzate per favorire l’affratellamento degli uomini. I cibi esistono anche in tavolette e in pillole; la posta arriva a domicilio, dentro le singole case, grazie a un tubo direttamente collegato con l’ufficio postale; i treni, velocissimi, sono aspirati e spinti dentro tubi di acciaio pneumatici; si verificano contatti con gli altri pianeti. Dove i due romanzi divergono totalmente è nel finale: al lieto fine di Nel 2073! si oppone la visione pessimistica de Le meraviglie.
Arrestiamo qui il breve sguardo panoramico sulla storia della letteratura fantascientifica e il caso del romanzo Nel 2073! con la consapevolezza che altri raffronti di particolari – o con altri testi ancora – sarebbero davvero ben possibili.
L’autore di Nel 2073! è trascurato dalle tante antologie fantascientifiche. Questo per il semplice motivo che oggi la sua opera è veramente difficile da trovare in biblioteca e nel mercato antiquario è introvabile o raggiunge cifre notevoli. È, invece, un personaggio meraviglioso e fantascientifico (alla ricerca di mondi utopici, ma realizzabili attraverso l’ingegno dell’uomo) l’avvocato Agostino della Sala Spada Bava Bogeri! Immaginava le fumne del futuro, negli anni più bui dell’Ottocento (quelli della Comune di Parigi e dei disastri del militarismo europeo), emancipate e vestite in modo semplice. I fidanzati, per meglio conoscersi, Nel 2073!, praticano la coabitazione prematrimoniale, ma senza sesso (e chi abusa della donna perde – a vita – "i diritti mondiali").
Nel 2073! Sogni d’uno stravagante è un libro ucronico (chi scrive preferisce questo termine agli affini "fantastoria" o "alternative history"), costruito sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Per la sua natura, l’ucronia può essere assimilata al romanzo di fantascienza e si incrocia con la fantapolitica (i comunisti Nel 2073! abitano un’isola e da loro ci si difende con pistole elettriche), amalgamandosi all’utopia (è nel segno del “progresso” o “incivilimento” che lo scrittore piemontese costruisce una vera città di Dio). Non c’è traccia, invece, della distopia, cioè di una società indesiderabile.
Ristampe recenti dei volumi “Nel 2073!” (Agostino della Sala Spada) e “L’anno 3000” (Paolo Mantegazza).
Il protagonista delle avventure è un giovane avvocato, Saturnino Saturnini, ovvero l’avvocato Spada, come lo chiamavano abitualmente gli amici nel suo buen retiro di Moncalvo. Saturnino, dopo un lungo sonno cagionato da un ipnotizzatore, si risveglia nel futuro: a Torino, nel 2073! Il suo sonno bisecolare dura lo spazio di due capitoli. Al momento del risveglio Saturnino trova l’assistenza di un giovane discendente della sua famiglia, Cristiano, destinato dalla sorte a fargli da guida nel “nuovo” mondo, affiancato dal padre Valente, dalla sorella Speranza e dal fidanzato di questa Umano (nomi non certo scelti a caso); saranno costoro a fargli poi conoscere Evangelina, la sua “futura” fidanzata.
La prima sorpresa del risveglio sono gli abiti: via il solino inamidato! La moda dei tempi nuovi è un comodissimo abito confezionato in morbida e resistente stoffa ricavata dalla tela dei ragni…Chi scrive desidera subito aprire una parentesi per questa notevole trovata dello scrittore, che scrive nel 1874! Sebbene le proprietà della tela di ragno fossero già note nel Settecento, tanto che il Re Sole ebbe in dono un gilet intessuto con questo filo, non fu però possibile a quei tempi e ancora nell’Ottocento realizzare una produzione di tessuto su larga scala. Oggi il problema è stato superato grazie all’ingegneria genetica, che ha saputo realizzare filo di ragno sintetico. Benché il filo che compone la tela di un ragno abbia uno spessore di meno di un millesimo di millimetro, è resistentissimo: elastico e capace di sopportare alte temperature, è impiegato, in tessuti multistrato, persino nella confezione di giubbotti antiproiettile.
La seconda e più intensa sorpresa riservata a Saturnino è vedere la Torino del secondo millennio, che ammira nell’affacciarsi dal balcone (che si “srotola” automaticamente!): estesa, popolatissima, fervente di vita nelle strade e nei cieli. Un primo giro per Torino viene fatto in una "carrozza di forma singolare", semovente, guidata da Cristiano: il loro itinerario, che parte da piazza Statuto, si snoda per via Dora Grossa, piazza Castello e via Po, ma i nomi delle strade e delle piazze adesso portano i nomi delle virtù (piazza degli Uomini Buoni, via della Generosità, piazza della Fratellanza, ecc.).
Tornati a casa per il pranzo, altra scoperta! Non esiste più la servitù perché ogni lavoro è semplificato dalle macchine e quel poco che rimane da fare ciascuno lo fa volentieri in prima persona. Per la pulizia della casa la società di igiene pubblica manda ogni mattina i suoi addetti, che in un momento svolgono il servizio. Fin qui davvero niente male! La trovata più singolare, tuttavia, è nella descrizione di questo pranzo avveniristico con il vino corrente, un vino-tipo che viene distribuito nelle case a tutti gli abbonati allo stesso modo dell’acqua e del gas!
Il protagonista del romanzo, dopo la Torino del futuro, scopre poi l’esistenza di un mondo nuovo, senza ideologie:
la fratellanza universale, l’umanità riunita non era proprio un sogno, ma una cosa reale che io vedeva, sentiva, toccava con mano.
Ha trionfato il cristianesimo e il mondo è unito nella pace da una confederazione di Stati, dove non esistono conflitti nemmeno a livello personale (non ci sono più gli avvocati) e il deserto del Sahara è stato trasformato in mare, con uno sviluppo straordinario del continente africano. Evangelina, la fidanzata del nostro eroe, afferma:
Iddio creò gli ostacoli perché l’uomo si studiasse a superarli, a vincerli; nella lotta dello spirito umano contro la forza bruta sta il lavoro e nel lavoro la perfettibilità; e così la pena stessa del lavoro fu dalla provvidenza cambiata in premio e in mezzo a perfezionamento.
Nel 2073! la lingua mondiale è il latino! Una lingua cosmica. Nel romanzo sono anticipate alcune invenzioni, l’antifurto elettrico, la lavastoviglie, l’automobile e la più recente alta-velocità (i mezzi viaggiano alla velocità di trecento-trecentocinquanta chilometri all’ora).
Gli amici monferrini dell’autore di Nel 2073!, come del resto un francese o un inglese dell’epoca, avrebbero esclamato, come un contadino di Moncalvo: "Chiel sì l’è fol!".
Agostino della Sala Spada Bava Bogeri, invece, non era matto. Era un uomo nuovo, illuminato, un “romagnosiano”, laureato a Genova con l’economista Gerolamo Boccardo. Avvocato coltissimo e uomo di lettere, per atavismo aveva la grande Storia nel sangue. La sua famiglia era una delle più aristocratiche del Piemonte. Oggi lo scrittore è sepolto nel cimitero di Moncalvo, vicino al Monumento ai Caduti e alla chiesa di San Francesco. Nel primo campo a sinistra dell’entrata, troviamo il modesto tumulo del "N. H. l’avv. Agostino della Sala Spada – poeta romanziere della sua terra – rievocò primo i fastigi di Roma – dei tempi di Cesare – dei martiri di Cristo".
La piccola epigrafe ormai corrosa dalle intemperie, come già notava l’amico storico Aldo di Ricaldone nel 1998, "necessita urgentemente il ripristino". Sulla cornice della stessa spicca lo stemma gentilizio della storica casata, tuttora esistente, che assunse il cognome Della Sala in persona di Guglielmo Bava Bogeri, cancelliere di Giovanni II Paleologo, marchese sovrano di Monferrato, investito di Sala il 20 maggio 1379. Già suo padre Raimondello Bava, originario di Grazzano Monferrato (oggi Grazzano Badoglio), fu tesoriere generale del Monferrato (1460), Pietro Giorgio, segretario dell’imperatore Carlo V ottenne il titolo di Conte Palatino (1533) con ampliamento dello stemma gentilizio che risulta: d’azzurro a due bande di rosso accompagnate da cinque stelle d’oro, al capo dello stesso carico dell’aquila coronata di nero. Cimiero: l’aquila di nero nascente. Motto: Propello profana.
Numerosi i personaggi della casata della Sala nella storia non solo del Monferrato aleramico. Nel Settecento, sotto i Savoia, Enrico ed Emilio furono rispettivamente, nel 1720 e nel 1738, governatori di Moncalvo. Emilio, per disposizione testamentaria (18 gennaio 1740) di suo zio, il capitano Lorenzo Vittorio Spada, univa al proprio il cognome Spada.
Questioni di famiglia insorte fra Raimondo ed Enrico, prozio e nonno di Agostino, portarono a una divisione del patrimonio che ebbe come conseguenza lo stabilirsi di Enrico, il secondogenito, a Calliano, ove esistevano alcune proprietà della famiglia. Emilio, sindaco e consigliere provinciale di Moncalvo, sposò Caterina dei Conti Biglione di Viarigi (17 giugno 1839) morta il 23 aprile 1883. Tra i vari figli nacque Agostino, a Calliano, il 1° maggio 1842.
Agostino, per motivi di studio, da giovane aveva abbandonato il suo caro Monferrato, tuttavia il forte richiamo dell’amata, ridente collina di Moncalvo gli fece rifiutare la pur concreta possibilità di stabilirsi a Torino. Amava la vita di campagna e la sua scelta non fu una chiusura al resto del mondo e ai suoi problemi politici, sociali e culturali. Nel suo andito un po’ buio (la sua tenuta di Moncalvo fu poi acquistata dal Conte Grillo, "Il Greppo" diventò così la villa protagonista nell’opera Il diavolo sulle colline di Cesare Pavese), in ombra, visse con occhi ben aperti sulla vita e con cuore disponibile nei confronti del prossimo.
Di questa sua capacità di vivere, benché appartato, immerso nel mondo con i suoi problemi, fanno fede i diversi giornali da lui fondati, finanziati e diretti con gran dispendio di energie e di denaro. Tra questi ricordiamo: Lo staffile monferrino, Formula nuova e Il grido dei rurali, colmi della sua anima combattiva, della sua intelligenza curiosa. Si direbbe che per conoscere bene l’essere umano gli fu proprio sufficiente soltanto il suo studio di avvocato e il piccolo palcoscenico di Moncalvo, grazie al quale divenne innanzitutto profondo conoscitore degli usi e dei costumi del Monferrato.
Della Sala Spada, uomo di diritto e di politica, condivideva, infatti, la passione per la lingua piemontese, i suoi dialetti e la sua storia, con altri personaggi della sua terra, come Cesare Vincobrio, personaggio “anagrammato”, lo pseudonimo sotto cui celava la sua vera identità l’illustre avvocato Severino Braccio di Casale Monferrato, nato il 21 maggio del 1863, laureato in Legge a Torino nel 1884. È lo stesso Severino Braccio a raccontarci l’incontro con il collega Della Sala Spada, viaggiando in treno tra Casale Monferrato e Moncalvo, nella prefazione di Sounett Mounfrinn (stampato nel 1925 nella sua città natale). La spinta a cimentarsi con le rime vernacole gli venne dal Jules Verne piemontese, che indicandogli le belle visioni sfuggenti dei colli monferrini, rimpiangeva che la musa dialettale locale non avesse ancora il suo poeta, e che egli avrebbe voluto esserlo, se vecchiaia e acciacchi non glielo avessero impedito.
La vita di ozii letterari dell’avvocato Spada non fu immune da gravi disgrazie, come la perdita prematura della prima moglie, Luigia Gandolfo, che lo lasciò solo con i quattro figli. Lo segnarono soprattutto i seri rovesci finanziari dovuti probabilmente a un eccesso di fiducia nei propri simili e la grave malattia che lo colpì poco più che sessantenne e lo tenne per anni bloccato in un letto con atroci dolori. Morì a Moncalvo il 18 settembre 1913 e lasciò progetti incompiuti.
Oltre a Nel 2073! la fama di uomo di lettere di Della Sala Spada fu assicurata da due romanzi storici, che furono “saccheggiati” come il suo celebre lavoro di fantascienza: Mondo antico, pubblicato nel 1877, e Tu quoque? edito da Paravia nel 1904.
Il primo fu elogiato dalla critica italiana, ma senza seguito, perché l’avvocato lo pubblicò in provincia e a proprie spese. Ma quando apparve anni dopo, nel 1894, il romanzo storico Quo vadis? dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz accadde il finimondo non solo nel campo letterario. Il romanzo era stato pubblicato dapprima a puntate sulla Gazzetta Polacca e poi radunato in un unico volume nel 1896. Quo vadis? portò a livello internazionale la fama dell’autore, che "per i suoi notevoli meriti come scrittore epico" divenne Premio Nobel per la letteratura nel 1905. I quotidiani italiani accusarono l’autore polacco di plagio. Sienkiewicz si difese con noncuranza dalle accuse ammettendo però "d’aver tratto l’ispirazione da un libro di cui gli sfuggì il titolo".
L’avvocato di Moncalvo, che aveva già vinto una causa per plagio con un editore francese per Nel 2073!, nel 1900, ripubblicando Mondo antico rispondeva all’autore di Quo vadis?:
Io vi debbo gratitudine e riconoscenza… il vostro libro rievocò il mio.
Commentava, inoltre, da quel perfetto gentiluomo ch’egli era, come avvenga l’assimilazione di idee che crediamo nostre per un fatto di subcoscienza. E concludeva stendendo la mano al romanziere polacco.