Illustrazione del fiume Po a Torino, immaginata e realizzata tramite Midjourney.
In quanto elemento essenziale per la vita, tutte le società che si sono avvicendate sul nostro territorio hanno dato grandissima importanza all’acqua, nominando con attenzione le sue manifestazioni naturali. Proprio a questi nomi è dedicata la nuova puntata della nostra rassegna sulla toponimia del Piemonte.
Come oramai accade da qualche episodio, incroceremo voci antiche e voci recenti, la cui origine e il cui significato sono più o meno dibattuti in ambito accademico. Cercheremo di essere prudenti nell’illustrare le diverse proposte che sono state avanzate dagli studiosi: il fatto di non avere la piena certezza di un significato può talvolta essere frustrante, ma spesso mancano elementi per accettare o confutare pienamente una proposta, soprattutto quando la discussione contempla voci di sostrato.
Nella discussione impiegheremo principalmente i nomi che possono essere reperiti su carte di facile consultazione, come le carte dell’Istituto Geografico Militare, le Carte Tecniche della Regione Piemonte o le carte di Openstreet Map; spesso ci siamo imbattuti in qualche refuso nella compilazione delle une o delle altre, o di piccole divergenze, che forse possono riguardare anche i cartelli posti nelle vicinanze delle aree così chiamate, quando presenti. Speriamo che la mappa che correda l’articolo possa sciogliere eventuali dubbi sul referente di cui si parla.
Nel corso della nostra esplorazione dei nomi di luogo piemontesi spesso abbiamo incontrato nomi di fiumi; ne abbiamo visti diversi, per esempio, illustrando i nomi legati al sostrato celtico e ligure; ne ricordiamo qui solo alcuni: Tanaro, Stura, Dora, Versa, Po - e vi invitiamo a recuperare l’articolo per trovarne un più lungo elenco e le diverse interpretazioni. La maggior parte sono voci comuni che indicano semplicemente ‘corso d’acqua’; ‘acqua corrente’ e così via.
Alcuni dei più antichi idronimi, attraverso il latino, sono arrivati fino a noi. I romani, giunti in Piemonte, impararono dalle popolazioni autoctone alcuni nomi e continuarono ad usarli; ma ne generarono pure di nuovi. Parlando dei nomi di origine romana abbiamo citato il caso di Qualba a Cesara (VB) < aqua alba ‘acqua bianca’ e di alcuni nomi che si rifanno a segni e simboli dell’opera agrimensoria, come Tinella nell’Astigiano, Valle della Tina a Lu e Cuccaro Monferrato (AL) e Valle del Tigna a Incisa Scapaccino (AT) < tina, ai quali aggiungiamo il Tiglione nell’Astigiano e lo Stellone a Villastellone (TO) < (ex)titulus ‘segno (di confine)’; il Lemina (San Pietro Val Lemina TO) e il Lemme (Voltaggio AL) sono invece connessi a limina ‘confini’; l’Orfinale (da interpretare forse orlo finale), tra Olcenengo (VC) e vari comuni a nord, così come il Rio Finale, tra Torrazzo e Sala Biellese (BI) a fines. Indicavano anche confini il Rio della Marca tra Moncestino e Gabiano (AL), da marka e il Ghilba a Brossasco (TO), da wiffa: due etimi germanici che abbiamo già incontrato, quando abbiamo focalizzato il nostro interesse sul superstrato.
Altri nomi di etimo latino sono di difficile collocazione cronologica, sia perché mancano attestazioni che ne certifichino l’uso in epoca antica, sia per la continuità dell’etimo tra mondo romano e romanzo; lo stesso si rileva per idronimi costruiti con elementi lessicali germanici, per i quali è altrettanto dubbio se siano di origine germanica diretta o costruiti con una voce piemontese di origine germanica.
I nomi dei fiumi possono rifarsi a diverse sfere semantiche; ne abbiamo citati alcuni parlando dei fitotoponimi e degli zootoponimi, a cui possiamo aggiungerne molti altri: qui citiamo ancora il Rio Buschet a Sampeyre (CN), il Rio della Sorba ad Aramengo (AT) e il Rio di Brignola a Roccavione (CN) tra i primi; il Rio della Feia a Vesime (AT), il Rio dei Lupi a Bagnasco (CN) e il Rio della Crivella a Castiglione Canavese (TO) tra i secondi. In questi casi i nomi predicano caratteristiche estrinseche, riferite, più che al fiume, allo spazio in cui esso scorre. Appartengono ancora a questa macrocategoria i nomi che esplicitamente richiamano altri elementi dello spazio, come ad esempio il Carreghino, affluente del Borbera, che prende il nome dal comune di Carrega Ligure (AL; ne rappresenta anzi l’etnico) o il Rio di Nanta (dal gallico *nantos ‘valle’, ma anche ‘corso d’acqua’: in questo caso allora si tratterebbe di una diplologia) a Lemie (TO); il Rio di Fontana Santa a Castello d’Annone (AT) deve il suo nome alla sorgente che lo alimenta. In alcuni casi si creano dei cortocircuiti (che credo vivano perlopiù solo nelle carte), come Rio della Valle del Rio Morto a Fubine (AL): con buona sicurezza il nome del corso d’acqua è, semplicemente, Rio Morto - forse a indicare che l’antica sorgente si è esaurita.
Altri nomi, invece, richiamano una caratteristica del fiume in sé, come per esempio il fatto che le acque siano fredde: Rifreddo a Rocca d’Arazzo (AT), Riale Freddo a Quarona (VC), Rio Freddo ad Aramengo (AT); la profondità (attraverso il colore delle acque): Rio Nero a Oulx (TO), Rio Scuro a Frassinetto (TO), Rio Buio a Garbagna (AL); la qualità delle acque: Rio Acque Belle a Sant’Agata Fossili (AL), Rio Torbola a Roasio (VC); la loro irruenza: Rio Rabbioso a Massello (TO) o, in modo metaforico, Rio Tagliaferro ad Asti. Rio del Ferro a Re (VB) lascia intendere invece che le sue acque trasportino minerali ferrosi; a questo tipo di motivazione va anche associato uno dei nomi piemontesi dell’Orco, Eva d’Or ‘acqua d’oro’.
Il Piemonte non possiede molti grandi laghi. Il più grande è il Lago Maggiore, ovviamente; esso è detto anche Verbano, voce di uso antico, per la quale sono state avanzate diverse opinioni etimologiche (tra cui la radice indoeuropea, presente in latino, *wer-bh- ‘piegare, girare’). Dall’antico nome del lago è stato ricavato quello di Verbania. Il secondo lago per estensione è il Lago d’Orta, che prende il nome da una cittadina sulle sue sponde, Orta San Giulio (NO); nel Medioevo era chiamato pure Lago di San Giulio: come il toponimo comunale, ricorda l’azione evangelizzatrice di San Giulio d’Orta nel IV secolo in area novarese. Il lago è noto poi anche come Cusio (nome che si estende a un più ampio territorio e concorre alla denominazione tripartita della provincia Verbano-Cusio-Ossola); tale nome è frutto di una cattiva lettura della Tabula Peutingeriana: sulla carta infatti è presente il nome lacus clisius (di incerta collocazione) che lo storico Lazzaro Agostino Cotta lesse cusius e identificò con il Lago d’Orta.
Il metodo di denominare il lago da un centro importante sulle sue sponde è frequentissimo: basti ricordare il Lago di Viverone e i Laghi di Avigliana; come per i fiumi, i laghi possono poi prendere il nome dalla zona in cui si estendono, come per esempio il Lago di Seccia a valle del Colle della Seccia o il Lago di Sant’Anna a monte di Sant’Anna, entrambi a Vinadio (CN) o dai torrenti che li alimentano, come i Laghi del Roburent di Argentera (CN) e i Laghi di Valscura a Valdieri (CN). Ovviamente il nome può richiamare anche caratteristiche intrinseche, come per esempio il colore delle acque: è una tipologia diffusa, e ricordiamo qui i Laghi Bianchi ad Ala di Stura (TO), il Lago Bianco ad Alagna Valsesia (VC), i Laghi Verdi a Balme (TO), il Lago Verde ad Alagna Valsesia (VC) e Prali (TO), il Lago Nero ancora ad Alagna Valsesia (VC), Usseglio (TO), Cesana Torinese (TO), Montalto Dora (TO), Pontechianale (CN) e Canosio (CN) e infine il Lago Azzurro a Baceno (VB). Quest’ultimo è noto anche con il nome di Lago delle Streghe, e tale denominazione è legata una leggenda. Il legame tra laghi ed esseri del folklore viene sottolineato anche da altri toponimi, come i laghi delle streghe che si trovano a Malvicino (AL), Varzo (VB) e Ghiffa (VB), il Lago della Vecchia a Sagliano Micca (BI) e il Lago delle Fate a Macugnaga (VC). Quest’ultimo in realtà è un invaso artificiale; nei pressi sorge una miniera abbandonata dall’uomo, ma secondo una leggenda locale sfruttata ancora da alcuni gnomi che raccolgono oro per le fate che popolano i dintorni.
La presenza di sorgenti era essenziale alla vita di una comunità, in passato. Attorno alle sorgenti poteva nascere qualche casa, e da quelle prime case magari interi villaggi. Dalla voce latina fons ‘sorgente’ derivano tre nomi di comuni piemontesi: Fontaneto d’Agogna (NO), Fontanetto Po (VC) e Fontanile (AT), oltre a diversi nomi di borgate, cascine e regioni agricole: Fontanarisio a Calosso (AT); Fontana Chiusa a Carrega Ligure (AL); Fontana Fredda a Serralunga d’Alba (CN) e a Frassinello Monferrato (AL); Fontanazza a La Morra (CN), la Fontanassa a Gavi (AL), Casa Fontanasso a Frabosa Soprana (CN), Piana Fontana a Mollia (VC), Fontane a Bannio Anzino (VB) e Salza di Pinerolo (TO), Fontana Baga a Prali (TO), Fontana a Borghetto di Borbera (AL), Fontanelle a Verrua Savoia (TO) e Viù (TO), Fontanavì a Costigliole d’Asti (AT), Fontanarossa a Frassinetto (TO), Fontanile a Bellino (CN), Fonti a Villaromagnano (AL).
Talvolta per raggiungere una sorgente era necessario scavare a lungo e costruire un pozzo; dal latino puteum derivano i nomi di luogo Pozzol Groppo (AL) e Pozzolo Formigaro (AL), i Pozzi a Monesiglio (CN), Pozzengo a Mombello Monferrato (AL), Pozzallo a Varallo (VC), Pozzola a Castelletto sopra Ticino (NO), Piano del Pozzo a Massiola (VB), Pozzoglio a Ponderano (BI), Pozzoforte a Borgomasino (TO), Prato del Pozzo a Clavesana (CN), Pozzuolo a Garessio (CN), Val Pozzo a Gavi (AL), Valle Pozzo Alice Bel Colle (AL), Valle del Pozzo a Canale (CN), Tortona (AL) e Antignano (AT). Aggiungiamo qui anche Cisterna (AT), il cui nome è legato alla presenza di una grande vasca di conservazione dell’acqua all’interno del castello.
Altri nomi piemontesi che indicano risorgive d’acqua sono pissa (che può indicare anche cascate), che compare per esempio in Strada del Pissone ad Azzano d’Asti, Pissone a Rocca d’Arazzo (AT) e Grignasco (NO), Pissarotta a Strevi (AL), Pissaiot ad Angrogna (TO) e Pissa a Luserna San Giovanni (TO); il Rio Pisale a Morbello (AL); Pissapolla ad Azzano d’Asti, San Michele Mondovì (CN) e Settimo Vittone (TO), Casa Pisciapolla a Gorzegno (AL). L’ultimo toponimo è un composto da pissa, di cui si è detto, e polla ‘vena d’acqua’; a questa seconda voce possono essere accostati i nomi di luogo Polla a Campertogno (VC), Polle a Cossato (BI), forse Pollone (BI), anche se sono state avanzate anche altre proposte legate al sostrato, Cascina Pollone a Pontestura (AL), Casa Polla a Moransengo (AT), in regione Bulasso, probabilmente di simile origine (con sonorizzazione della consonante iniziale), come nella voce comune bula, che ad Asti indica le pozze create da Tanaro quando il fiume rompe gli argini. Meritano di essere considerati anche i nomi di luogo: Casa Bolla a Barge (CN), Cascina Bula e Cascina Bulotto a Cerreto Langhe (CN), Rua Bulla a Bagnolo Piemonte (CN), Bulliana a Valdilana (BI), Rio della Bolla a Frugarolo (AL).
Le sorgenti di acque potabili vanno distinte dalle sorgenti di acqua minerale: si tratta di acque in cui è presente un certo quantitativo di minerali e hanno "caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute" (dal DLGS 176 del 8/10/2011). Se ne conoscono diverse in Piemonte, Acqui Terme (AL), l’antica Aquae Statiellae, è nota fin dall’antichità (e del suo nome si è già detto); nel 1956 fu aggiunto lo specificatore Terme. Molto antica è l’origine di Bagnolo Piemonte (CN), da balneolum ‘piccolo bagno’: secondo alcune teorie il nome sarebbe legato a un bagno pubblico fatto costruire dalla sorella dell’imperatore Caligola; con più prudenza, il nome potrebbe essere collegato a un maceratoio per la canapa. Il tipo lessicale torna anche in altri toponimi, come Bagni a Vinadio (CN), Crodo (VB) e Acqui Terme (AL); incerto è l’etimo di Bagnasco, frazione di Montafia (CN), mentre l’omonimo comune cuneese, stando alle attestazioni medievali, è piuttosto da collegare a un nome latino, Banius. Anticamente erano indicati come Bagni anche le Terme di Valdieri (CN); si noti infine Agliano Terme (AT), il cui specificatore è recente (1996), ma le sue sorgenti sono conosciute da lungo tempo.
Spesso queste sorgenti hanno dei nomi: la Bollente è la sorgente solforosa calda che sgorga nel cuore di Acqui Terme (AL) e così la Caldana che sgorga a Visone (AL); Pirenta è il nome di ben tre sorgenti solforose fredde: una sgorga a Calliano (AT), una a Murisengo (AL), una a Brozolo (TO); il nome deriva da purulenta e ricorda l’odore dell’acqua ricca di zolfo, come la Puzzolenta, lungo il rio Ravanasco (nei pressi dei Bagni di Acqui Terme AL; è indicata come Acqua Marcia), l’Acqua Marcia a Ponti (AL) e a Valenza (AL; nei pressi di Cascina della Fontana), la Fontana di San Dionigi a Montafia (AT), in frazione Zolfo; la Cacastracci che sgorga in regione Fontana Solforosa a Zubiena (BI); l’acqua del Pollo di Valdieri (CN; una delle sorgenti sfruttate alle terme). Non è stato possibile rintracciare, se non per via documentaria, le sorgenti ferruginose dette Fontana della Sanità, una a Bibiana (TO) e l’altra a Revello (CN) e la Fontana Rossa lungo il torrente Tepice, a Chieri (TO). Interessante anche il nome Acqua di Santa Lucia, ancora per una delle sorgenti di Valdieri, così chiamata poiché si riteneva fosse particolarmente adatta a guarire problemi agli occhi (Santa Lucia è protettrice degli occhi e viene spesso invocata contro le malattie della vista).
L’acqua è una benedizione nella maggior parte dei casi, ma può anche fare danni: iconica è la storia di Alluvioni Cambiò, che identificava un comune del Tortonese (dopo la fusione con Piovera è diventato Alluvioni Piovera). Effettivamente, le alluvioni "cambiarono" il territorio di Cambiò, anticamente in Lomellina; poi il corso del Po si spostò, fino a tagliarne il territorio in due parti: quella superiore rimase legata a Pavia (Provvidenza Cambiò, frazione di Gambarana PV), mentre quella inferiore divenne prima parte del comune di Bassignana, con il nome di Alluvioni di Cambiò, e poi comune autonomo. Alluvioni è trasparente e di recente uso toponimico (risale all’epoca napoleonica), il secondo elemento, invece, non ha nulla a che vedere con il verbo cambiare: deriva, probabilmente, dalla fusione di un elemento campus ‘campo’ con una radice ligure *bod- ‘bassofondo palustre’ (la stessa radice alla base di bodincos, nome che Plinio il Vecchio attesta per il fiume Po). Diversi sono i toponimi che risalgono ad alluvies (da cui l’italiano alluvione), con cui spesso si indicano terreni soggetti a smottamenti causati dalle acque; ricordiamo Luvia, nome di località che si estendono a Garessio (CN), Morsasco (AL) e Castelletto d’Erro (AL) e Luvotti a Ormea (CN). Alla radice *bod- sono stati accostati i toponimi Bollengo (TO) e Buasca, frazione tra San Colombano Bielmonte e Cuorgnè (TO); si può forse aggiungere Bua a Varallo (VC).
La presenza di acqua stagnante è indicata anche mediante altre radici; importante tra queste è la voce marcidus a cui si possono accostare i nomi di luogo Montemarzino (AL), Marzalesco a Curreggio (NO), Marzanello a Cortemilia (CN), Via Marzolina a Rossa (VC; a valle di Via delle Fontane), Marzolini a Mombaldone (AT), Marza a Denice (AL), Marzano a Mompantero (TO), Marsaglia (CN), Castello della Marsaglia a Cumiana (TO), la Cascina Marsaglia a Ponderano (BI), Montemarzo, frazione di Asti - e si noti che ai piedi della borgata si estende una zona detta Stagninera, derivata da stagnum, come Stagno a Mompantero (TO) e Bistagno (AL). Una base etimologica molto produttiva è mollia (da mollis); possiamo citare legati a questa radice alcuni dei moltissimi Moglia, nome di località che si estendono ad esempio ad Azzano d’Asti, Varallo (VC), Merana (AL), Locana (TO), Spigno Monferrato (AL), Moncucco Torinese (AT), Pontestura (AL), Viverone (BI) e Tonengo (TO); e poi ancora Mogliassi a Condove (TO) e Mompantero (TO); Mogliazza a Garbagna (AL); Mogliapazza a Prunetto (CN), Mollere a Ceva (CN), oltre ai comuni Mollia (VC) e Moiola (CN). Una voce dialettale che indica terreni zuppi d’acqua e fangosi è rantan, che compare nei toponimi Rantana a Rittana (CN), Via Rantan a Frassinetto (TO), Via Rantano a Settimo Torinese (TO). Sulle Alpi compare anche il tipo sagna, voce di origine gallica: Sagna ad Angrogna (TO), Monterosso Grana (CN), Celle di Macra (CN), San Germano Chisone (TO), Sagnassi a Centallo (CN), Sagna Longa a Cesana Torinese (TO), Sagne a Crissolo (CN) e Perrero (TO), Baita Sagne a Dronero (CN), Sagnera a Rubiana (CN). Dal piemontese maresch (< germ. marisk) Maresco a Savigliano (CN, lungo il Varaita; quasi di fronte, nel comune di Lagnasco si trovano le Case Meuje) e Borgata Mareschi a Sant’Antonino di Susa (TO), a cui possiamo forse aggiungere via Maresco a Burolo (TO; peraltro parallela a via Moia), Valmacca (VC) e Montechiaro d’Asti; Casale Maresco a Chiaverano (TO), e Marasco a Borgosesia (VC); probabilmente in questa serie rientrano anche Marassi a Castelletto d’Erro (AL), Pietra Marazzi (AL), anche se si propende per un’origine antroponimica del secondo elemento. Con diversi dubbi infine è stato accostato al gallico marena (a sua volta da marra) ‘acquitrino, luogo franoso’ Marene (CN); possiamo aggiungere Casa Marana, a Carpeneto (AL).