In una precedente puntata della nostra escursione nella toponimia piemontese abbiamo iniziato a occuparci dei fitotoponimi, cioè quei nomi di luogo che sono costruiti a partire dal nome di una pianta. In quella occasione ci siamo concentrati su alcune specie ad alto fusto e su alcuni nomi collettivi che esprimono il concetto di bosco. Sicuramente la maggior parte dei fitotoponimi piemontesi sono collegate a queste voci, tuttavia non li esauriscono: anche le erbe, i fiori e le piante a basso fusto contribuiscono a caratterizzare il paesaggio piemontese e i loro nomi a creare dei toponimi.
Tenendo presenti le solite raccomandazioni (e cioè che alcune proposte di significato sono dibattute tra gli studiosi della materia, e che solo una più attenta osservazione sia dei nomi piemontesi, sia delle attestazioni scritte può corroborare una proposta etimologica), proseguiamo quindi la nostra esplorazione tra i nomi di luogo piemontesi che si rifanno a nomi di piante.
Abbiamo già fatto cenno al salice, pianta importante e molto sfruttata nel mondo contadino: dai suoi rami flessibili si possono ricavare ceste e anche legacci; ci eravamo concentrati sui continuatori di salex e abbiamo solo rapidamente accennato al tipo gura, che è comunque molto ben rappresentato. Ecco alcuni altri esempi: Cascina della Gorra a Morano sul Po (AL), Gorra a Bene Vagienna (CN), Gorrino a Pezzolo Valle Uzzone (CN), Gorrea e Gorretti a Clavesana (CN); qui si trova anche un Rio della Gorea, Gorretta a Cessole (CN), Gorreti a Mombaldone (AT), Gorreio a Mongiardino Ligure (AL), Rio Gorei a Valle San Nicolao (BI), Gorrè a Rittana (CN), Cascina Gorrea a Carignano (TO). Tuttavia, non tutte le gure sono salici; esiste infatti un’altra voce, omofona, che significa canale. Non è semplice distinguere i nomi di luogo che si rifanno a gura ‘salice’ (da una base…) da quelli che invece si rifanno a gura ‘canale’ – soprattutto guardando solo alla forma italiana; anche lo spazio denominato ci offre pochi indizi per preferire una delle due voci: le salicacee amano l’acqua… e spesso crescono lungo canali. Un indizio più forte arriva invece dalla morfologia: ad eccezione dei primi due toponimi, tutti gli altri presentano suffissi, spesso legati a fitonimi, come quel suffisso latino -etum di valore collettivo che abbiamo già incontrato; è ovviamente più facile pensare a un territorio caratterizzato da tanti salici piuttosto che da tanti canali. Dal nome latino di una specie particolare di salice, il vimini, deriva il nome di Omegna (VB); le attestazioni più antiche registrano infatti Vimenia; dalla v- iniziale si è avuto prima u (*umegna), poi au, secondo un fenomeno abbastanza diffuso nel Piemonte orientale (Aumegna) e, infine, la chiusura del dittongo in o, come nell’attuale forma italiana.
Tra gli arbusti troviamo alcune attestazioni di ginestra: Bric Genestreto a Priocca d’Alba (CN), Genestreto a Boccioleto (VC), Genestredo a Vogogna (VB), Ginestra a Monforte d’Alba (CN) e Castellamonte (TO), Ginestre a Cartosio (AL) e Castellino Tanaro (CN), Cascina Ginestra a Gattico-Veruno e Casalino (entrambi NO), Ciabote Ginestrolo a Oggebbio (VB), Casa Ginestrone a Romentino (NO), Casa Ginestre a Costigliole d’Asti (AT), Bric delle Ginestre a Camerana (CN) e ginepro: Genevreta a Sessame (AT), Zenevreto a Mombello Monferrato (AL), Bric Zenevrei a Govone (CN), Cascina Zanavreia a Ponzano Monferrato (AL); Monte Genevris a Oulx (TO), probabilmente Pietra Ginevra tra Cumiana e Cantalupa (TO), Bric Ginepretto a Castellino Tanaro (CN), Casa Ginevrina a Ozzano Monferrato (AL), Genebrer a Rorà (TO), Val Ginepro a Viarigi (AT). Le bacche di ginepro venivano (e vengono!) usate in diverse preparazioni alimentari: non è strano quindi che la presenza di tali piante sia stata ritenuta elemento caratterizzante di un luogo; allo stesso modo, troviamo segnalata anche la presenza di lamponi, come in Case Lampouiè a Sauze D’Oulx (TO) e mirtilli: Punta Morionera a Valdieri (CN), Col Pitonera a Bernezzo (CN; loc. la Pitounera), Alpe Ambruse a Piedicavallo (BI) e Brussonere in alta Valle Cervo (BI); quest’ultima località, citata dallo studioso Pietro Massia (1908), non compare sulle carte che abbiamo consultato. Solo quattro toponimi (con buone possibilità di crescita, se andassimo a cercare tra i microtoponimi che non sono mai stati cartografati) e ben tre basi lessicali diverse per indicare il mirtillo! Le forme biellesi vanno collegate a una radice prelatina *brokk- che, probabilmente, indicava solamente ‘cespuglio’; altrove infatti esse compaiono a designare anche il rododendro, come in Fonte Brussé, a Rorà (TO) oppure una conformazione vegetale più generica, come nei toponimi Brosso (TO) e Brozolo (TO).
Dal latino buxum ‘bosso’ derivano altri nomi di luogo: Boccioleto (VC), Bussoleno (TO), Bozzole (AL), Bossolasco (CN), Bossola a Netro (BI); Bozzola a Bagnasco (CN) e Valdilana (BI), Rio Bozzolo a Mondovì (CN); Bussolè a Cantoira (TO), Bussolina a Pralungo (BI), Bozzolina a Castelletto d’Orba (AL). Va ricordato che a fianco a esiti di boxum il bosso in alcune varietà di piemontese è chiamato martel – proprio come l’attrezzo; e forse Martel a Niella Belbo (CN) fa riferimento proprio alla pianta. Nelle Langhe da boxulum (che di boxum è diminutivo) deriva il nome del prugnolo selvatico. Tale pianta, e non il bosso, è sicuramente alla base del Passo e del Bric Bossola a Murazzano (CN), inscindibile nella memoria di chi scrive (e penso anche di molti lettori) dalle belle pagine di Beppe Fenoglio, come pure di altri luoghi di Langa.
I rovi hanno lasciato alcune tracce: Settimo Rottaro (TO), in origine Roveario, come si intende dalla forma dialettale Setu Ruié, da rubum, e anche Roascio (CN), Roasio (VC), Roaschia (CN), Roatto (AT), Rovasenda (VC) e il più trasparente Roveta a Cassinasco (AT), sul versante occidentale del Bric Rovetto, tra Cassinasco e Sessame (AT); dal lat. vepres (di cui abbiamo già parlato) il primo elemento di Beura Cardezza (VB). Altra base per indicare la presenza di rovi (e più in generale arbusti spinosi) è spina a cui risalgono Spineto Scrivia (AL), Spigno Monferrato (AL), Spinetta Marengo, frazione di Alessandria, Valle Spinosa ad Asti (tra la frazione Montegrosso di Cinaglio e il comune di Monale) le cascine Spinosa Alta e Bassa a Ottiglio (AL), Strada della Spinea a Marentino (AT), Rio Spinolo a Coazze (TO), Spinerano e Rio delle Spine a San Carlo Canavese (TO), Spinè a Manta (CN), Spinei a Cossato (BI), Spinetto a Valdengo (BI).
L’erica (brue, bruva) compare infine nei toponimi Brugaro e Brugarolo a Cravagliana (VC), Brugo a Roasio (VC), Brughiera a Valdilana (BI; vi sorge il santuario di Nostra signora della Brughera), Madonna della Brugarola ad Ailoche (BI), Bruino (TO), Brovello Carpugnino (VB) Brovetto a Castelletto d’Orba (AL), Brovi a Pareto (AL), Bruere e Brueras ad Angrogna (TO), Bruera a Piscina (TO), Brugarino a Baveno (VB), Brich Brughe a Voltaggio (AL) e il Rio Brugaretto, che nasce nel comune di Borgosesia e si immette nello Strona, di cui è affluente di sinistra, nel comune di Postua (entrambi VC); vanno forse contati tra i toponimi che derivano da brugo anche Bruggi a Fabbrica Curone (AL) e Cascina Brugina a Tagliolo (AL). Richiamano la saggina i nomi di luogo Scopelletto a Varallo (VC) e Scopa, località di Armeno (NO) e comune in val Sesia; dal toponimo comunale (più che dalla pianta) derivano invece il nome della sua frazione Scopetta e il limitrofo comune di Scopello.
I nomi di erbe e fiori non sono moltissimi. Ben rappresentato è il cardo, che compare nei nomi di luogo Cardé (CN), Cardona ad Alfiano Natta (AL; ma è anche cognome), Cardone a Montecrestese (AL), Cardino a Cavallermaggiore (CN), Cardonera a Prarostino (TO), nel secondo elemento di Beura Cardezza (VB), Richardet a Sauze d’Oulx (TO), Chardonnet a Roure (TO), Ciardonetti a Elva (CN), Cardini a Mango e Roburent (CN), Colle Ciardonet a Pinerolo (TO), Chardon a Pollone (BI) e Colle Ciardonei a Ronco Canavese (TO).
Compaiono anche diversi toponimi che si rifanno alle felci: Falicetto a Verzuolo (CN), Feletto (TO), forse Felle a Loazzolo (AT), Flecchia a Graglia e Pray (entrambi BI), Fleccia a Inverso Pinasca (TO), Fugera a Bussoleno (TO), Frugarolo (< filicariolum, AL), Feugiorno a Pramollo (TO), Fregeu a Bosio (AL), Pian delle Fuggie a Cumiana (TO); spicca per curiosità la Punta Bartivolera che si erge nel comune di Chiusa di Pesio (CN): con la voce si indica un tipo di felce, la felce florida, che si distingue assai dalle altre felci spontanee della regione.
Le ortiche sono ricordate in Colle dell’Ortiga tra Demonte e Monterosso Grana (CN); su questo versante scorre anche il Torrente dell’Ortica; Urtorei a Chialamberto (TO), Gias dell’Ortica a Chiusa di Pesio (CN). Tre toponimi ricordano il crescione: Monte Chersogno a Prazzo (CN), Alpe Cherson a Noasca (TO), Rocca Crescione a Voltaggio (AL), delimitata da un’ansa del torrente Lemme; tre toponimi invece si rifanno al dialettale purassa, che indica principalmente l’asfodelo ma anche, più in generale, piante che hanno un bulbo: Bric Porassa a Gassino (TO), Puraceto a Ponzone (AL), Cascina Porazza a Bosio (AL). Evocano probabilmente la gramigna (pi gramon): Gramone a Monteu Roero (CN), Gramonera a Lemie (TO) e Gramoni a Govone (CN).
Si hanno poi singole attestazioni dell’acetosella (pi. gìvula), da cui deriva il Givoletto (TO), della genziana, da cui Punta Gensane a Viù (TO), della verbena, al centro di specifici culti in epoca pagana, in Vermenagna, valle del cuneese; del vischio, anch’esso legato a culti arborei, in Vische (CN); del camedrio, in Calamandrana (da un’antica radice *calamandra). Punta Fiunira, tra Prali e Massello (TO) invece richiama un tipo di trifoglio: lo abbiamo già incontrato, parlando di toponimi che apparentemente si rifanno a nomi di animali (segmentato erroneamente Feo Nero); ci è sembrato giusto riportarlo nella giusta categoria.
Facendo attenzione alle piante denominate, si tratta di specie che potevano avere una qualche utilità perché erano commestibili (sia dall’uomo, sia dalle bestie allevate), oppure curative. Mancano – ma forse è un caso, imperizia o distrazione (ma se così fosse segnalateli: ci faremo perdonare!) – completamente nomi di luogo che derivano da piante velenose, come per esempio il veratro, tipi tuttavia attestati nel bello studio di Cusan (2020): è utile indicare la presenza sia delle piante vantaggiose, sia delle piante pericolose. All’elenco andrebbero aggiunti una serie di nomi commerciali che hanno a che fare con la flora locale solo da un punto di vista evocativo. Inutile però, almeno in questa nostra rassegna, contare le genziane, le stelle alpine, i fiordalisi, i papaveri, i girasoli e le lavande (per non far torto ad alcuna fascia climatica) che compaiono nei nomi di bed & breakfast, agriturismi, ristoranti, alberghi e pensioni della regione, a evocare il territorio e le sue bellezze. Non richiamano la vegetazione locale invece gli odonimi a base floreale che sono stati imposti alle vie del quartiere Vallette di Torino.
Ho voluto considerare a parte una serie di piante che sono spie della presenza di acqua (un ruscello, o la presenza di sorgenti). In primo luogo vanno ricordati i diversi tipi di canna, evocate in toponimi che continuano cannam, come Cannobio (VB), Cannate a Pareto (AL), Cannero Riviera (VB), forse Canischio (TO), Valle di Canneto tra Sala Monferrato e Cella Monte (AL), Canuggione a Borgomanero (NO), Rio Canneto a Montà (CN), Cannubi a Barolo (CN; il nome del vino coincide con quello dell’area da cui provengono le uve vendemmiate), il Rio Cannetta a San Benigno Canavese (TO), oppure tibulum: Tivolera a Bollengo (TO), Cascina Tiverone a Suno (NO) e Tivole a Rocca Canavese (TO).
Vanno poi ricordati i nomi di luogo collegati al giunco: juncum è probabilmente alla base di Giunchio, ad Ailoche (BI) e ad esso possono forse essere aggiunti Rio dei Zoncassi a Montemarzino (AL), Zonca a Borgomezzavalle (VB), Zoncalina a Domodossola (VB), Casa e Pizzo Zonco ad Agliano Terme (AT), Cascina Zonocolino a Santhià (VC), Cascina Zonchi a Sala Monferrato (AL); il carice, da cui Carisey a Pollone (BI) e Caraceto a Brusnengo (VC); alla voce dialettale lesca possono essere accostati i toponimi Lescheia a Merana (AL), Strada della Leschea a Magliano Alfieri (CN), che conduce alla Fonte Lesca nel comune di Priocca (CN), Cascina Lescheretto a Cardè (CN).
Ricordiamo infine il lapazio (o romice), che forse è alla base dei nomi di luogo Cima Lavazzola a Caprile (BI), Alpe Lavazei ad Andorno Micca (BI), Rio Lavezze a Voltaggio (AL), Lavassai a Noasca (TO), Casa Lavezzeri a Vaglierano Basso, frazione di Asti, Lavezzole a San Damiano d’Asti (AT), Torrente Lavase a Bellino (CN), Lavasello a Momperone (AL), Lavasse a Cantoira (TO) e Vallone di Lavassè ad Entracque (CN). Ipotizzando una segmentazione errata, si può forse ipotizzare un’origine simile per La Vazzosa, nome di un alpeggio, un passo e un vallone a Varallo (VC); si può citare anche, con qualche dubbio, il Rio Vezzea di San Benedetto Belbo (CN), in piemontese: u Rian ’d Lavazzea.
Finora abbiamo visto nomi di luogo che si rifanno a singoli generi o specie vegetali, spesso con suffissi collettivi, il cui significato è quasi sempre sottolineare, per diverse ragioni, la presenza di una certa specie vegetale. Troviamo anche nomi di luogo che richiamano la presenza di vegetali a basso fusto o erbe, senza dar conto delle specie presenti. Parlando dei nomi delle montagne avevamo citato la Punta di Pelusa a Noasca (TO); il secondo elemento viene da pilosus, e descrive una cima né coperta da alberi, né rocciosa, ma erbosa. La stessa base etimologica e di conseguenza la stessa motivazione può forse essere evocata per i toponimi Pelosa di Racconigi (CN), Pelosi di Viarigi (AT); più diretti i toponimi Piano dell’Erba a Campertogno (VC), Cascina Erbade a Vercelli, Monte Erbano tra Gavi e Cartosio (AL), Bric Erbafresca a Benevello (CN). Ci sono poi i moltissimi nomi di luogo che risalgono a prato: Pradleves (CN), Pragelato (TO), Pralungo (BI), Prarolo (VC), Pracatinat a Fenestrelle (TO), Preglia (< pratalia) a Crevadossola (VB), Pregliasca (come il precedente, con anche il suffisso -asca) a Domodossola (VB), Prelle a Isola d’Asti e Cocconato (entrambi AT), Alpe Praias ad Ala di Stura (TO), Cascina Praiasse a Magnano (BI), Praiasso a Cigliano (VC), Pratiglione (< prat - ili - onem; TO); Prasco (AL), Pray (BI), Prali (TO), Pratavecchia a Dronero (CN), Prato a Cantalupo Ligure (AL), Prao a Carrega Ligure (AL), Prarino ad Azzano d’Asti (AT), Pratorotondo e probabilmente Perello ad Aramengo (AT).
Prati e brughiere caratterizzano l’ambiente di baraggia, che si estende tra biellese, il vercellese e il novarese; la voce, forse continuatrice di una radice prelatina *barr-, collegata alla germogliazione, compare in alcuni toponimi, tra cui ricordiamo Baraggia a Campertogno (VC), Piatto e Lessona (entrambi BI); Tenuta Baraggia a Albano Vercellese (VC); Baraggiola ad Arborio (VC), Barasa a Brosso (TO), Barazzetta a Piatto (BI) e, ovviamente, la Riserva Naturale delle Baragge in provincia di Biella.