Il 3 febbraio 1865, la capitale del neonato Regno d’Italia viene trasferita da Torino a Firenze. Una delle conseguenze minori di questa decisione – motivata da una serie di accordi fra il governo sabaudo e Napoleone III – è che un certo numero di edifici torinesi, già occupati dagli uffici dell’amministrazione, si trovano ora inutilizzati. Tra questi, spicca Palazzo Carignano, già sede del Parlamento Subalpino (dal 1848 al 1861) e poi del Parlamento del Regno d’Italia.
La disponibilità del palazzo nel centro di Torino desta l’interesse di un uomo politico che nel parlamento sabaudo ha servito negli anni dell’unificazione del paese, e che era, anche, un uomo di scienza: Quintino Sella.
L’idea di Sella è quella di trasformare Palazzo Carignano nella sede dei musei scientifici torinesi: zoologia, geologia e mineralogia.
Originario della provincia di Biella (è nato nella frazione Sella di Valle Superiore Mosso nel 1827), Quintino Sella è l’ottavo figlio di una famiglia che da due secoli opera, come è tradizione di quel territorio, nel settore tessile. Proprio per contribuire all’attività familiare, Quintino si iscrive alla facoltà di Ingegneria di Torino, dove si laurea a vent’anni, nel 1847. La rivoluzione industriale sta cambiando il volto dell’Italia e dell’Europa, e le macchine sono entrate prepotentemente nell’industria tessile. Visti i suoi ottimi risultati universitari, tuttavia, Quintino Sella si vede offrire dall’amministrazione sabauda una alternativa all’impiego in famiglia: la possibilità di frequentare l'École des Mines di Parigi e approfondire la sua conoscenza della mineralogia.
Ancora una volta, un indirizzo di studio legato alla trasformazione in atto nel Vecchio Continente: a metà Ottocento si cava carbone per alimentare le macchine a vapore, si scavano gallerie per la ferrovia, si estraggono metalli per l’industria pesante. In Francia, l’École des Mines è stata fondata nel 1783 con lo scopo dichiarato di formare “direttori intelligenti per le miniere del Regno di Francia”. L’importanza della scuola – il cui programma non si limitava a mineralogia e ingegneria mineraria, ma comprendeva anche la geofisica, la sicurezza in miniera e la gestione delle risorse – è tale che l’istituto sopravvive alla Rivoluzione Francese e si configura ben presto come il principale centro europeo per lo studio delle applicazioni civili delle scienze geologiche.
Non ci deve tuttavia sorprendere se Quintino Sella accetta di buon grado di spostare la propria attenzione sulla mineralogia. Appassionato di montagna, ha scalato il Monte Mucrone all’età di tredici anni e da allora non ha mai smesso di compiere escursioni nell’arco alpino. Per tre anni Quintino Sella studia perciò a Parigi ma, visto il taglio pratico dei corsi, visita miniere e cantieri in Francia, Germania e Regno Unito. Approfitta dell’occasione per compiere alcune ascensioni – come la scalata del Puy de Dôme presso Clermond Ferrand (1850).
Quella che è nata come una scelta in gran parte utilitaristica – il corso di laurea più adatto a contribuire all’azienda di famiglia – si trasforma in una passione autentica per la mineralogia e la cristallografia. In una lettera alla madre, datata dicembre 1851, Quintino scrive:
Una passione sola mi cagiona talvolta qualche conforto ed è quella delle pietre. Ho qua occasione di studiare delle bellissime pietre, e ciò mi fa passare qualche ora felice. Non avrei mai creduto che lo studio della natura fosse così allettevole.
Terminati gli studi, Quintino Sella torna a Torino, dove gli viene assegnata la cattedra di “Geometria applicata alle arti” presso il Regio Istituto Tecnico. Il titolo del corso potrebbe generare qualche perplessità a un lettore moderno, ma nel 1852 le “arti” alle quali sono alquanto eterogenee, come si evince da un popolare testo di riferimento dell’epoca, destinato a “Coloro che vogliono avere l’animo inteso all’Architettura, alla Pittura, alla Scultura e all’incisione, ovvero alla Nautica, alla Geografia e all’Agricoltura” (Luigi Poletti, 1829).
Quintino Sella è probabilmente più interessato alle arti meccaniche che non alle belle arti e infatti anche per sua iniziativa il Regio Istituto Tecnico si trasformerà in Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, nel 1859. Si tratta, naturalmente, di quello che noi oggi conosciamo come Politecnico di Torino (nome che assume nel 1906).
Quintino Sella è un accademico rispettato e molto attivo: nel 1853, fresco di nomina come docente di geometria applicata, assume anche la direzione temporanea del distretto minerario della Savoia e al contempo viene incaricato di mettere ordine nella collezione di minerali dell’Istituto tecnico di Torino. L’incarico arriva direttamente da Luigi Cibrario, ministro della Pubblica Istruzione – il primo segno che la politica ha cominciato ad accorgersi delle capacità del giovane mineralogista. Sempre nel 1853, a Sella viene anche assegnato l’incarico di professore sostituto di Matematica all’Università di Torino.
Nel 1854 Sella viene contattato da Ernesto Ricardi di Neutro, uno dei proprietari del complesso minerario di Traversella, che è alla ricerca di una soluzione efficace (ed economica) che permetta di separare la magnetite dalla pirite cuprifera (dalla quale si estrae il rame). Quintino Sella sviluppa un procedimento, basato sull’uso di magneti, che risolve il problema in maniera ottimale e con poca spesa. La “cernitrice elettromagnetica” di Sella verrà premiata con una medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi nel 1855, e Quintino Sella può aggiungere il titolo di inventore alla sua già lunga lista di qualifiche.
Sempre nel 1854, Quintino Sella è anche al centro di un episodio drammatico quando, durante una scalata al monte Breithorn, nel gruppo del Rosa, il suo compagno di scalata, il diplomatico austriaco conte Paar, mette un piede in fallo e rischia di precipitare nel vuoto trascinandosi dietro l’intera cordata. È solo l’azione tempestiva di Sella e della guida in testa alla fila che scongiura la catastrofe.
Nominato direttore del museo mineralogico dell’Istituto Tecnico di Torino, Quintino Sella continua con i suoi studi di cristallografia e le sue pubblicazioni vengono ben presto riconosciute a livello internazionale: nel 1857 William H. Miller, che insegna mineralogia a Cambridge, divulga a livello internazionale i metodi cristallografici sviluppati da Sella, che diventa così uno dei padri fondatori della cristallografia geometrica descrittiva – che ancora oggi causa infiniti mal di testa agli studenti di scienze geologiche.
Sella è anche uno dei promotori dell’uso del regolo calcolatore, il vero computer dell’Ottocento, una innovazione scientifica sviluppata da un ufficiale d’artiglieria francese.
Nel 1859 la politica torna a rivolgere il proprio sguardo verso Quintino, che viene inserito nella Commissione per il Riordino degli Studi Universitari, a cui segue la nomina a membro del Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione. L’anno successivo è Cavour in persona che suggerisce a Quintino Sella di presentarsi come deputato per il collegio di Cossato. Fermamente laico e vicino alle posizioni della Destra Storica, Sella accetta, e ben presto diventa segretario generale del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1862 diventerà Ministro delle Finanze del Governo Rattazzi. Il ruolo, assegnatogli probabilmente per le sue provate capacità amministrative in ambito accademico e per la sua dimestichezza con i conti, gli verrà nuovamente assegnato nella legislazione 1864–65 (Governo La Marmora) e successivamente nel periodo 1869–73 (Governo Lanza).
L’Italia è appena nata, ma il problema del pareggio di bilancio è già una realtà – Quintino Sella si impegnerà per raggiungere il più in fretta possibile il pareggio, adottando soluzioni tanto pragmatiche quanto impopolari (la sua proposta di una tassa sul macinato causerà la caduta del governo di cui fa parte). La necessità di dover fare ricorso a metodi oppressivi sarà per sempre causa di rimpianto per Sella. Ma Quintino Sella è anche il promotore della fondazione delle casse di risparmio postali, che diventeranno negli anni successivi la spina dorsale della piccola economia domestica di tante famiglie italiane. In questo Sella vede probabilmente uno strumento per risvegliare gli italiani da una sorta di torpore che sta danneggiando l’Italia in tutti i campi.
In Italia […] regna una inattività generale non solo nel campo economico, ma eziandio nello scientifico, nel letterario, nel politico. Questo quietismo è la morte di una nazione.
Agli occhi di Sella, l’ingerenza religiosa negli affari dello stato complica e aggrava questo stato di cose. Nel 1870, Quintino Sella è perciò uno dei membri del governo sabaudo che spingono con maggior convinzione per una operazione militare che si concluderà con la presa di Roma.
Intanto, nel 1863, Quintino Sella guida la prima spedizione italiana sulla vetta del Monviso. È in questa occasione che si trova a riflettere su come all’estero – ad esempio in Austria, ma anche in Gran Bretagna – l’alpinismo abbia portato alla formazione di associazioni che promuovono le escursioni e assistono gli scalatori. Club Alpini, che riuniscono persone che si trovano a visitare le Alpi per pochi giorni l’anno. Perché non esiste qualcosa di simile in Italia, dove è molto più facile raggiungere le montagne che Sella ama con tanto trasporto, e trascorrervi molto più tempo?
Si delinea nei pensieri di Sella l’idea di fondare un’istituzione simile, idea che porterà alla successiva creazione del Club Alpino Italiano – del quale Sella sarà non solo socio fondatore, ma anche presidente eletto, dal 1876 fino alla fine dei suoi giorni. A partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, Sella è spesso accompagnato nelle sue escursioni e scalate dai figli, Alessandro e Corradino, e dai nipoti ai quali ha trasmesso la passione per le Alpi.
Nel 1869, politica e vita accademica si incontrano quando Sella viene inviato in Sicilia e in Sardegna come parte della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle condizioni delle isole, con l’incarico di valutare la situazione delle risorse minerarie. La sua sarà l’unica relazione della Commissione a vedere la stampa (tutti i suoi colleghi si limitano a riferire a voce). Le sue osservazioni porteranno allo sviluppo dei distretti minerari sardi e successivamente il suo lavoro sulle risorse minerarie porterà all'avviamento delle miniere di Iglesias e di altre località della Sardegna.
La politica non distrae tuttavia Sella dai suoi studi. Nel 1861 viene eletto membro dell’Accademia delle Scienze di Gottinga. I suoi lavori sulla mineralogia descrittiva vengono pubblicati in tedesco pochi anni dopo e, nel 1868, il mineralogista Johann Strüver decide di celebrare il collega italiano dando il suo nome a un minerale appena scoperto in un deposito morenico in Savoia, la Sellaite (un fluoruro di magnesio).
Nel 1874 diventa presidente dell’Accademia dei Lincei, che provvede a riformare con un nuovo statuto che ne ribadisce il ruolo nazionale. Trasferisce inoltre la sede dell’accademia a Palazzo Corsini in Roma. Quintino Sella ha ormai un posto nella storia delle scienze della terra e, nel 1881 a Bologna, presiede la cerimonia di apertura del primo Congresso Geologico Internazionale. È il 26 settembre. Due giorni dopo, Sella fonda la Società Geologica Italiana.
In tutto questo, Quintino Sella non ha mai trascurato completamente l’azienda di famiglia – pur se amministrata dal fratello. A Quintino si devono numerose innovazioni, a livello tecnico e amministrativo, e un contributo significativo nello sviluppo e nell’evoluzione del tessile in Piemonte e in Italia.
E potrebbe sembrare sorprendente, a questo punto, scoprire che in una esistenza così intensa, affollata di attività accademiche, impegni politici e avventure fra le montagne, Quintino Sella trovi il tempo per avere un hobby, una attività extracurricolare alla quale si dedica nel tempo libero con la stessa serietà e solerzia che caratterizzano ogni suo interesse. Perché nel tempo libero, Quintino Sella è appassionato di storia e letteratura e si dedica alla paleografia. Quando nel 1876 porta a buon fine le trattative per l’acquisizione da parte del governo sabaudo delle ferrovie austriache in Italia, l’imperatore Francesco Giuseppe, conoscendo l’interesse di Sella per i testi antichi, gli dona il Codex Astensis.
Il testo, in quattro volumi, è una raccolta di cronache relative alla storia di Asti, fra il 1065 e il 1353. Rinvenuto a Mantova a metà Ottocento, entra a far parte della biblioteca imperiale austriaca e viene quindi prontamente dimenticato. Inviato a Vienna per le trattative ferroviarie, Sella impiega il proprio tempo libero a esplorare gli archivi imperiali, inciampando quasi per caso sul Codex Astensis. Riconoscendo l’importanza del documento, si informa sulla possibilità di ottenerne una copia, ma l’imperatore, positivamente impressionato dal diplomatico piemontese, decide di donargli l’originale.
Negli anni successivi, ritiratosi tanto dall’attività politica quanto da quella accademica, Sella si impegnerà a trascrivere il testo e pubblicherà la trascrizione del quarto volume nel 1880. I tre volumi restanti verranno pubblicati postumi: Quintino Sella si spegne il 14 marzo 1884, a Biella. Il suo corpo viene sepolto nel cimitero monumentale di Oropa, in un mausoleo a forma di piramide che molti leggeranno come l’ultima provocazione anticlericale di uno dei politici che vollero la Presa di Roma.
A dieci anni dalla sua morte, la città di Torino decide di celebrare Quintino Sella con un monumento, molto meno istituzionale di quello eretto l’anno prima a Roma, che celebra lo statista ma non l’uomo di scienza. Lo scultore Raduzzi ritrae Sella nel ruolo che gli era probabilmente più congeniale: in atteggiamento pensoso, un martello da geologo in una mano e un campione di roccia nell’altra. Collocato inizialmente nel cortile del castello del Valentino, il monumento viene trasferito, nel 1932, in un'aiuola tra il castello e corso Massimo d'Azeglio (nel novembre 2019 il monumento è stato collocato nella corte d’onore del Politecnico di Torino), e diventa una tappa abituale per i torinesi a passeggio, che si fermano spesso all’ombra di “qùl ca guarda la péra” – una figura importante nello sviluppo scientifico e politico del nostro paese, ma anche una presenza familiare e rassicurante per i torinesi.